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Autonomie differenziate, dopo il voto le Regioni riprendono a spingere

29 Maggio 2019

Archiviata la pratica elezioni, sulla scena politica torna subito d’attualità la questione delle autonomie differenziate. In una delle sue prime interviste da governatore, il neopresidente del Piemonte Alberto Cirio ha annunciato che tra le richieste da portare a Roma c’è quella di «un’autonomia più forte, con più materie». E di devolution ha parlato ieri anche il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini: «Vorremmo capire dopo un anno di continui rinvii che cosa succede, che tipo di autonomia sarà. Perché noi ne abbiamo un’idea diversa da quella di Lombardia e Veneto. Penso per esempio alla scuola. Aspettiamo risposte, spero che arrivino».

Impaziente anche il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana (foto). «Se la democrazia ha ancora un significato in questo Paese» osserva analizzando il voto di domenica «dovranno rispettare la richiesta dei cittadini, i messaggi sono inequivocabili». Il centrodestra, prosegue Fontana, governa ormai tutto il Nord, cosa che può rafforzare il percorso per l’autonomia. «L’obiettivo è comune» conferma da Venezia il governatore del veneto, Luca Zaia «ed è quello di portare l’autonomia».

Lo scoglio che ancora blocca il processo riguarda il percorso legislativo: una volta trovate le intese tra governo e singole regioni, il ruolo del Parlamento diventa quello di semplice notaio di tali intese o deve esprimere un voto che dà anche facoltà di intervenire sui testi? Qualche chiarimento è arrivato ieri dal ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Erika Stefani, in audizione davanti alla Commissione parlamentare per le Questioni regionali: «E’ mia intenzione» ha detto «una volta condiviso un testo con il governo, e ovviamente anche con le Regioni, prima di arrivare a una intesa vera e propria, che potrebbe essere letta come troppo rigida rispetto all’azione parlamentare, aprire un confronto nel merito delle proposte». In sostanza, ha spiegato Stefani, «l’intesa rimane un atto pattizio tra il presidente del Consiglio e il presidente della Regione, ma verrebbe rafforzata e integrata con il coinvolgimento delle Camere, attraverso l’apporto di indirizzi e di pareri che starà alle parti far propri al fine di garantire l’approvazione della legge di recepimento dell’intesa».