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Autonomie differenziate, per il ministro Stefani percorso alle battute finali

11 Gennaio 2019

E’ alle battute finali il confronto tra Governo e Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto per le cosiddette autonomie differenziate, la devolution aggiuntiva prevista dall’articolo 116 della Costituzione. Lo ha detto ieri all’Ansa il ministro per gli Affari regionali, Erika Stefani, che ha fatto il punto sul percorso avviato un anno fa con le pre-intese siglate dalle tre Regioni con il Governo precedente. «L’autonomia regionale» è il parere di Stefani «svilupperà il principio fondamentale della responsabilità degli amministratori nei confronti dei cittadini. Sarà una grande sfida per far lavorare tutti meglio. Sarebbe opportuno che anche i governatori del Sud cogliessero questa opportunità».

Le autonomie differenziate, poi, non finiranno per togliere risorse alle Regioni che non ne faranno richiesta. «Non vogliamo svantaggiare o avvantaggiare nessuno» spiega il Ministro «ma solo dare un’opportunità sancita dalla Costituzione. L’imposizione di norme omologanti e l’eccessiva centralizzazione dei servizi hanno aumentato i divari tra le diverse realtà regionali. Ora abbiamo invertito la marcia e vogliamo avvicinare il potere ai cittadini, perché con l’autonomia sapranno riconoscere chi spende male o bene i soldi».

Non è dello stesso avviso il presidente della Toscana, Enrico Rossi, secondo il quale l’autonomia differenziata può spezzare il Paese in due. «Si può discutere della possibilità di concedere nuova autonomia» osserva Rossi all’Adnkronos «così come si presenta, la richiesta di ulteriori competenze da parte di Lombardia e Veneto rischia di spezzare il Paese. Il Meridione potrebbe subire un contraccolpo spaventoso». Per tale ragione, prosegue il governatore toscano, bisognerebbe avviare «una discussione approfondita con il Parlamento prima di procedere con un’autonomia che assume i toni di una scissione dei ricchi. Le Regioni con un regionalismo collaborativo possono fare fino in fondo la loro parte».