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Canapa shop, è boom di punti vendita ma restano ambiguità e confusione

30 Gennaio 2019

Soltanto nel 2018 ammonterebbero a più di 300 i nuovi “growshop”, i negozi di vicinato che vendono la cosiddetta canapa light. Un vero e proprio boom che incrementa del 75% il numero dei punti vendita in attività, il cui totale supererebbe ormai i 700 esercizi. I dati arrivano da Magica Italia, la prima guida nazionale dedicata al mondo dei “canapa shop”, ma altre fonti mettono sul tavolo numeri ancora maggiori: secondo l’Aical, l’Associazione italiana cannabis light, sarebbero più di duemila in tutta Italia, in costante crescita di anno in anno.

Il problema è che si tratta di un mercato dalle basi normative traballanti: la legge italiana, la 242/2016, consente la coltivazione e commercializzazione delle infiorescenze di canapa – purché appartenenti a una delle 53 varietà autorizzate dall’Ue, con Thc tra lo 0,2% e lo 0,6% – a fini di ricerca, studio, vivaismo, produzione di tessuti e produzioni alimentari. Resta invece vietato l’uso ricreativo, ossia il fumo, che però sembra una delle principali motivazioni di chi acquista: a Forlì, guarda caso, la Polizia ha fatto scattare una serie di controlli a tappeto nei canapa shop della città (con il sequestro di 73 chili di prodotto, del valore commerciale di 750mila euro) dopo che alcuni minorenni si erano riforniti di canapa light da un distributore automatico e se l’erano fumata per strada.

L’operazione della questura forlivese ha messo in ambasce tutto il mondo dei canapa shop e i loro simpatizzanti, che ora chiedono interventi normativi a favore del comparto. Resta intanto il fatto che in giro c’è parecchia disinformazione sui limiti imposti dalla legge al consumo di canapa light. Lo dimostra il caso, riferito dalla stampa locale, del negozio aperto a poca distanza dall’ospedale di un’importante città friulana, dal quale si rifornirebbero anche i pazienti della struttura su diretto consiglio di alcuni medici. «Se l’episodio fosse vero» commenta Paolo Vintani, vicepresidente di Federfarma Milano «ci sarebbe da rimanere molto perplessi, perché la canapa non ha azione terapeutica. E’ la conferma che nel mondo medico c’è talvolta ignoranza sull’argomento, oppure si registrano posizioni che derivano da convinzioni ideologiche. Resto d’accordo con il parere reso l’estate scorsa dal Consiglio superiore di sanità, che aveva raccomandato il divieto alla vendita di canapa light perché non ci sono evidenze scientifiche a favore della sua innocuità».

Il parere venne chiesto dal ministero della Salute quando a guidarlo era ancora Beatrice Lorenzin. Il suo successore, Giulia Grillo, prese atto dell’intervento e dichiarò che avrebbe preso una decisione dopo aver ricevuto i pareri dei dicasteri di Interno, Economia, Sviluppo economico, Agricoltura e Infrastrutture. A oggi non ci sono più state novità.