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Distribuzione diretta senza ticket, il Consiglio di Stato: scelta ragionevole

15 Ottobre 2021

E’ tutt’altro che arbitraria la scelta di non far pagare ticket e quota di compartecipazione sui farmaci distribuiti in modo diretto dall’Asl. Si tratta invece di decisioni «di alta amministrazione del Servizio sanitario nazionale», il cui obiettivo appare quello di «agevolare i pazienti che sono onerati da un più marcato bisogno di farmaci» perché in dimissione, in regime di assistenza domiciliare o residenziale o altro ancora. E’ quanto scrive il Consiglio di Stato nella sentenza datata 11 ottobre che respinge in via definitiva l’ennesimo ricorso contro Regione Emilia Romagna e Asl della Romagna per inadempienza degli accordi sulla dpc firmati a partire dal 2007.

Come si ricorderà, sulla questione si erano già rivolte alla giustizia amministrativa Federfarma Rimini e Forlì-Cesena, senza però successo. L’appello bocciato ora è invece dell’Amfa, la municipalizzata cui fanno capo le farmacie comunali riminesi, che si era rivolta al Consiglio di Stato dopo avere perso un anno fa davanti al Tar. Le tesi sostenute dalla ricorrente, in sintesi, sono le stesse già addotte dalle due associazioni provinciali dei titolari: gli accordi sulla dpc firmati negli anni passati da Regione e farmacie del territorio imponevano all’Asl Romagna una progressiva diminuzione dei pezzi distribuiti in diretta e il parallelo incremento dei volumi della distribuzione per conto. L’Asl, tuttavia, non ha mai raggiunto gli obiettivi prospettati dall’intesa.

Anche il Consiglio di Stato conferma le decisioni già assunte nelle precedenti sentenze: gli accordi firmati in questi anni dalla Regione hanno «natura meramente programmatica», non quella di «negozio giuridico di diritto privato», quindi gli obblighi pattuiti «non sono vincolanti». Di conseguenza, va esclusa che possa esserci «responsabilità per inadempimento».

La sentenza, però, aggiunge anche alcuni elementi di novità. Lo fa a proposito della scelta dell’Asl Romagna di esonerare da ticket e quote di compartecipazione gli assistiti che si approvvigionano dal canale della distribuzione diretta: l’Amfa, come già aveva fatto Federfarma Rimini, ha chiesto ai giudici di esprimersi sulla legittimità della pratica ma la risposta del Consiglio di Stato riconferma l’orientamento delle precedenti sentenze, che esclude la questione possa essere «sindacabile dalla giustizia amministrativa».

La Corte, tuttavia, sente il dovere di esprimere comunque un giudizio sulla ragionevolezza della pratica e le valutazioni che ne risultano rappresentano la parte più originale della decisione. Anche se per le farmacie è un’altra sconfitta: nel caso dell’Asl Romagna, scrivono infatti i magistrati, la scelta di non far pagare ticket e compartecipazione «appare finalizzata ad agevolare i pazienti che in ragione della propria condizione soggettiva (primo ciclo terapeutico dopo la dimissione, oppure pazienti in regime di assistenza domiciliare o residenziale) sono onerati da un più marcato bisogno di farmaci». In altri termini, la pratica non pare arbitraria ma «sembra rispondere a una logica in fondo coerente con il sistema di continuità assistenziale, nella misura in cui tiene conto della condizione dei pazienti».

E’ difficile che la riflessione possa soddisfare i farmacisti titolari della Romagna: non si capisce perché il Consiglio di Stato giudichi “onerati” soltanto i pazienti che vanno a ritirare i farmaci della diretta agli sportelli dell’Asl e non quelli che vanno a prenderli nelle farmacie del territorio.