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Idrossiclorochina, dall’Aifa aggiornamento su possibili adr nelle cure covid

30 Aprile 2020

L’uso di idrossiclorochina o clorochina nei pazienti affetti da covid, in dosi terapeutiche oppure in alti dosaggi, può essere associato a eventi avversi come l’alterazione del ritmo cardiaco. E’ l’avvertenza che da ieri riporta la scheda informativa dell’Aifa sull’Hcq, aggiornata in base a una revisione critica delle ultime evidenze provenienti dalla letteratura scientifica.

Le novità, evidenziate in azzuro, riguardano i dati provenienti da alcuni trial clinici, risalenti a fine marzo e metà aprile, e due studi retrospettivi non ancora pubblicati. Da questi ultimi, scrive in particolare l’Aifa, scaturiscono alcuni «segnali di sicurezza di cui è importante tenere conto»: il primo studio sembra indicare che «alla combinazione di Hcq più azitromicina è associato un aumento del rischio di mortalità cardiovascolare a 30 giorni», il secondo invece dimostrerebbe che idroclossiclorochina, con o senza azitromicina, non riduce il rischio di evoluzione verso la ventilazione meccanica e aumenta il rischio di mortalità complessiva.

In aggiunta, l’Aifa riporta l’indicazione dell’Oms secondo la quale «l’utilizzo di alte dosi idrossiclorochina o clorochina può essere associato a eventi avversi seriamente negativi per la salute». L’Ema, si legge ancora nella scheda aggiornata, richiama invece l’attenzione sui rischi di reazioni avverse associati all’impiego di Hcq e Cq «anche a dosaggi terapeutici», mentre le dosi più elevate «possono aumentare ulteriormente i problemi legati alle alterazioni del ritmo cardiaco». Infine, la Fda avverte di essere a conoscenza di segnalazioni di gravi problemi del ritmo cardiaco in pazienti (ospedalizzati e non) affetti da covid e trattati con i due farmaci.