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Innovativi, indagine di Cittadinanzattiva svela indisponibilità e ritardi

20 Febbraio 2019

In Italia cure e medicinali sono assicurati dal Servizio sanitario nazionale in forma gratuita o quasi, ma se il farmaco è un innovativo l’accesso si fa più difficile e la salute deve fare i conti con la burocrazia. E’ la constatazione che scaturisce dall’Indagine civica presentata ieri a Roma da Cittadinanzattiva e condotta mediante interviste a 286 professionisti tra medici, farmacisti (del Ssn) e altre figure della sanità pubblica: più di un curante su tre (36%) dice di non aver potuto prescrivere un farmaco innovativo perché indisponibile nella struttura dove opera, oppure perché lo impedivano le indicazioni amministrative o le linee guida delle Commissioni regionali/aziendali (34%). La burocrazia, rivela in particolare l’indagine, è la zavorra più pesante: secondo quanto dichiara il 40% dei professionisti, dall’inserimento di un farmaco innovativo nel prontuario terapeutico regionale o aziendale alla sua effettiva prescrizione passano in media da 1 a 3 mesi; per un terzo degli intervistati, invece, dalla pubblicazione della delibera all’approvvigionamento possono trascorrere da 30 a 120 giorni.

«L’accesso alle terapie farmacologiche, innovative comprese» dichiara Francesca Moccia, vicesegretario generale di Cittadinanzattiva «è uno dei fronti nei quali più di frequente riscontriamo disparità regionali e disuguaglianze tra i cittadini. Temiamo fortemente che le riforme attualmente in discussione per le autonomie differenziate possano peggiorare ulteriormente la situazione».

Le disparità emergono dalle risposte fornite dal campione: Il 58% dei medici e il 35% dei farmacisti dichiarano che il farmaco innovativo è sempre disponibile e quasi la metà dei curanti riferisce che, laddove mancasse, il centro specialistico contatta le strutture più vicine per un “invio protetto” del paziente. Maggiori criticità nell’accesso per i cittadini provenienti da altre Regioni: il 16% dei medici e il 45% dei farmacisti riferiscono che per questi paziente l’accesso non è mai o raramente garantito. Per gli stranieri l’accesso alle terapie innovative non è mai o è raramente garantito, come dichiara il 19% dei medici e il 29% dei farmacisti.