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Medici di famiglia verso lo stato di agitazione per lo stallo sul rinnovo della convenzione

27 Giugno 2019

I medici di famiglia della Fimmg apriranno dal 7 luglio lo stato di agitazione per denunciare lo stallo in cui versa la trattativa con la Sisac sul rinnovo della convenzione di categoria. E’ quanto annuncia il segretario nazionale del sindacato, Silvestro Scotti (foto), in un’intervista pubblicata ieri su Quotidiano Sanità. La negoziazione, spiega, era partita «velocissima, poi come al solito ci si è arenati sulle forme organizzative», ossia le aggregazioni complesse dei medici di famiglia. «Le Regioni» osserva Scotti «puntano ancora su modelli complessi tipo Case della Salute, che abbiamo visto in questi anni non possono essere il pilastro delle cure primarie. Noi invece preferiamo una rete di “micro team” che garantiscono la capillarità sul territorio». Hanno inciso anche le incertezze legate alla conversione del decreto Calabria, ammette il leader della Fimmg «ma noi proponevamo di chiudere una convenzione snella con il recupero degli arretrati, le Regioni però non hanno voluto».

E così il rinnovo della convenzione resta fermo al palo, come per le farmacie. «Le Regioni hanno varato l’Atto d’indirizzo soltanto per la dirigenza medica» accusa Scotti «per la convenzionata è tutto fermo». Un segnale non proprio incoraggiante per i farmacisti, anche loro in lista d’attesa per una revisione dell’atto di indirizzo (l’aveva promesso un mese fa l’assessore alla Salute dell’Emilia Romagna, Sergio Venturi).

Di qui la decisione della Fimmg di passare allo stato di agitazione, che fonda le sue ragioni anche nei contenuti della bozza di Patto per la salute diffusa dal Ministero nelle settimane scorse. In testa, la clausola che lega il finanziamento del Ssn agli obiettivi di finanza pubblica. «Da temo chiediamo investimenti al di fuori del Fondo sanitario» ricorda Scotti «penso alla decontribuzione in caso di assunzione di personale e alla defiscalizzazione quando il mmg investe sulla diagnostica per progetti di presa in carico della cronicità. Si tratta di interventi che avrebbero bisogno di prossimità e domiciliarità, rinforzate dal team fiduciario della medicina di famiglia».