attualita

Patto salute, torna la clausola che lega le risorse Ssn all’andamento del Pil

6 Giugno 2019

Sono a rischio gli aumenti del Fondo sanitario nazionale programmati dalla Legge di Bilancio per il 2020 (2 miliardi in più rispetto a quest’anno) e per il 2021 (1,5 miliardi). Lo rivela la bozza di Patto per la salute che il Ministero ha inviato nei giorni scorsi alle Regioni nell’ambito della negoziazione avviata l’altra settimana. Negoziazione che ora rischia di saltare, vista l’accoglienza riservata al testo dagli assessori alla Salute delle Regioni, riuniti ieri a Roma. Secondo quanto scrive Quotidiano Sanità, nella bozza tornerebbe la clausola – già contemplata dal precedente Patto – che vincola gli aumenti del Fondo sanitario «al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica e alle variazioni del quadro macroeconomico». In soldoni, nel prossimo biennio il finanziamento del Ssn aumenterà soltanto se crescita del Pil e conti pubblici saranno in linea con le stime del Governo. Un’eventualità che già oggi appare improbabile, vista la procedura d’infrazione per indebitamento eccessivo che proprio ieri l’Ue ha annunciato nei confronti del nostro Paese.

La clausola, così, ha provocato ieri un sollevamento di scudi da parte delle Regioni, comprese quelle a guida leghista. Tra le richieste perentorie con cui i governatori avevano avviato il negoziato per il rinnovo del Patto della Salute, infatti, c’era quella di avere certezze “granitiche” sulle risorse che la Sanità avrebbe ricevuto nei prossimi tre anni. «Contrariamente a quanto richiesto» ha dichiarato ieri l’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato «si subordina il finanziamento del prossimo anno alla variazione del quadro macroeconomico. Ovvero, si sta preparando il taglio dei 2 miliardi promessi al Fondo sanitario nazionale».

Sui destini del finanziamento al Ssn le farmacie sono ovviamente spettatrici interessate: il budget della spesa farmaceutica, infatti, è determinato annualmente in percentuale sul Fondo (14,85%, ossia 7,96% alla convenzionata e 6,89% a ospedaliera più diretta-dpc), dunque se il finanziamento della Sanità pubblica non cresce non cresce neanche la spesa farmaceutica. Sulla questione, conclude Quotidiano Sanità, le Regioni potrebbero chiedere un confronto politico con i ministeri delle Finanze e della Salute, che rischia di allungare ulteriormente i tempi della trattativa sul nuovo Patto.