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Recovery Plan, Fimmg in audizione: Case di comunità, no grazie

28 Gennaio 2021

Non piacciono ai medici di famiglia della Fimmg le Case di comunità che il Recovery Plan del Governo propone come ricetta per la riorganizzazione e il potenziamento delle Cure territoriali. E’ quanto hanno detto i vertici del sindacato nell’audizione in programma ieri davanti alla commissione Affari sociali della Camera: il modello ricalca esperienze già attuate in alcune regioni «con scarsi o nulli effetti sull’assistenza», per di più «non tiene conto delle caratteristiche del territorio e della popolazione che lo abita».

Il piano, osserva in particolare Fimmg, parla di una Casa di comunità ogni 24.500 abitanti, di conseguenza in Veneto ci sarebbe una struttura ogni 90 km quadrati e in Calabria una ogni 191 km quadrati, per arrivare alla Sardegna con una ogni 360 km quadrati o alla Basilicata con una ogni 435 km quadrati.

Al modello ipotizzato dal Recovery Plan, quindi, Fimmg preferisce un sistema basato su unità delle cure primarie composte da un medico di medicina generale più personale infermieristico e amministrativo. «Questi team» è la proposta «rappresentano l’unità elementare assistenziale cui ogni studio di medicina generale dovrà tendere, indipendentemente dalla complessità organizzativa e dalle caratteristiche del territorio».

Quanto alla popolazione assistita, non farà più da riferimento la quota capitaria (tot abitanti per medico) ma i chilometri quadrati: nei territori ad alta intensità abitativa (più di 100 abitanti per kmq) il team avrà sede unica, presterà servizio per dieci ore giornaliere e sarà formato da medico più personale infermieristico e amministrativo; nelle aree a densità abitativa media (circa 50 abitanti per kmq) opererà su una sede centrale e ambulatori periferici, l’orario di apertura rimarrà di dieci ore ma ripartite sulle diverse sedi e disporrà anch’esso di personale infermieristico e amministrativo; nelle zone a bassa densità abitativa (meno di 50 abitanti per kmq) l’assistenza sarà erogata soltanto dagli studi medici periferici, che condivideranno infermieri e amministrativi per le attività e si coordineranno per assicurare orari di apertura integrati.

Per potenziare il sistema dei team, ha poi ricordato Fimmg, è «irrinunciabile» dotare gli studi dei mmg della strumentazione tecnologica necessaria, cioè spirometri, ecografi, elettrocardiografi, Poct per diagnosi di laboratorio e altro ancora. Tale dotazione, «oltre ad aumentare la risposta di intensità diagnostica e assistenziale dello studio di mg, potrà accogliere/intercettare e gestire i pazienti che presentano una sintomatologia acuta, prevenendo nella maggior parte dei casi gli accessi ai servizi distrettuali e ospedalieri».

A titolo di esempio, Fimmg ha riferito i numeri relativi a tre forme associative complesse (medicine di gruppo) del padovano e veneziano, fornite dal luglio scorso di ecg, holer, dermatoscopiio ed ecografo portatile.

 

 

«Tutto questo» ha concluso la delegazione sindacale «non è però possibile se non viene assicurato un finanziamento certo definito e mirato» e se non intervengono «evoluzioni della premialità contrattuale (ossia una nuova remunerazione, ndr) che «favoriscano il professionista nella sua organizzazione e nei risultati di assistenza espressi».