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Rinnovato il contratto della dirigenza Ssn, in media aumenti di 200 euro al mese

24 Luglio 2019

E’ stato rinnovato questa notte, dopo dieci anni di congelamento contrattuale, l’accordo collettivo di lavoro 2016-2018 dei 130mila dirigenti medici e sanitari del Ssn. Riferisce dell’intesa firmata all’Aran (l’equivalente della Sisac per i rinnovi contrattuali della dipendenza sanitaria) un comunicato del presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini: «Voglio ringraziare il coordinatore dell’Aran, Sergio Gasparrini, l’assessore Sergio Venturi, presidente del Comitato di Settore Regioni-Sanità, e tutte le organizzazioni sindacali che dopo mesi di intenso confronto hanno sottoscritto l’accordo. Considerata la ristrettezza delle risorse disponibili, credo sia stato fatto il miglior accordo possibile in un’ottica di assunzione di responsabilità per il bene della nostra Sanità pubblica».

Il nuovo contratto riconosce un aumento medio di 200 euro sul salario mensile, inoltre tutti i giovani medici che hanno maturato i 5 anni di anzianità e quindi avrebbero dovuto ricevere un incarico dalle aziende sanitarie, ottengono ora il diritto a riceverlo con una retribuzione minima di 5.500 euro al mese (duemila in più rispetto alla remunerazione precedente, 3.500 euro). Per attenuare il disagio causato ai medici dalle carenze di organico, infine, le indennità di guardia notturna sono state incrementate da 50 a 100 euro, fino a 120 euro per chi lavora nei Pronto soccorso.

«Il contratto firmato oggi» spiega Sergio Venturi, assessore dell’Emilia-Romagna e presidente del Comitato di Settore Regioni–Sanità «favorisce da un lato lo sviluppo professionale e dall’altro introduce elementi di innovazione importanti per migliorare la qualità del servizio. Ci siamo anche impegnati per ridefinire le regole alla base del rapporto giuridico, cogliendo le novità introdotte negli anni dal legislatore: penso alla tutela della malattia e della maternità, alla lotta contro la violenza sulle donne, alle normative in materia di Welfare e non da ultimo alla prevenzione delle aggressioni al personale sanitario».