attualita

Farmaci, da I-Com proposte che gettano ombre sulla remunerazione

2 Ottobre 2019

La spesa farmaceutica pubblica ha bisogno urgente di un nuovo sistema di governance improntato a «una programmazione pluriennale che dia maggiori certezze a tutti gli attori del comparto». Un sistema, in particolare, che riesca a «coniugare i successi dell’innovazione con la sostenibilità economica e industriale» attraverso una «governance organica dell’intera spesa sanitaria, che esca dalla dannosa logica dei silos che interpreta come compartimenti stagni le varie voci di spesa del sistema salute». Sono alcune delle raccomandazioni contenute nel Rapporto annuale che I-Com, l’Istituto per la competitività presieduto dall’economista Stefano Da Empoli, ha presentato ieri a Roma.

La premessa da cui muove i passi lo studio è che l’industria farmaceutica rimane uno dei settori di punta del nostro sistema-Paese: anche nel 2018 l’Italia è il primo produttore di farmaci in Europa, subito davanti alla Germania e, a qualche lunghezza di distanza, a Francia, Regno Unito e Spagna. Per tale ragione, è fondamentale che la spesa farmaceutica del Servizio sanitario sia governata da un nuovo sistema di regole in cui il farmaco non venga più considerato «un mero costo da sostenere».

Tra gli interventi che I-Com individua per costruire questa nuova governance spicca la «rimodulazione dei tetti di spesa», da intraprendere partendo dalla constatazione «dell’inadeguatezza del tetto per gli acquisti diretti (che nel 2018 ha sfondato di circa 1,2 miliardi di euro, ndr)» e della necessità di garantire che «le risorse destinate alla copertura della spesa farmaceutica – convenzionata, per acquisti diretti e per i farmaci innovativi ed oncologici innovativi – restino all’interno di tale capitolo di spesa». Attualmente, spiega I-Com, gli avanzi generati dalla spesa farmaceutica convenzionata (780 milioni soltanto nel 2018) non possono essere recuperati per coprire i disavanzi della spesa per acquisti diretti, che Regioni e industrie farmaceutiche devono così ripianare “fifty-fifty”. Stesso discorso per i due fondi riservati ai farmaci innovativi e ai farmaci innovativi oncologici: quest’ultimo ha chiuso il 2018 con un disavanzo di circa 114 milioni di euro, che è stato addebitato alla spesa per acquisti diretti e dovrà essere ripianato nella modalità già citata. Il secondo invece ha chiuso l’anno con un avanzo (cioè risorse non spese) di 131 milioni di euro, che non andrà a coprire il “rosso” dell’altro fondo ma rimarrà nelle disponibilità delle Regioni per la spesa sanitaria generale. «Nel contesto attuale, caratterizzato da un continuo sforamento della spesa farmaceutica ospedaliera» commenta I-Com «un meccanismo che non permette di allocare in modo efficiente le risorse destinate alla farmaceutica deve essere assolutamente superato, consentendo alle risorse stanziate per il farmaco di rimanere nell’ambito della spesa farmaceutica».

Ovviamente, alle farmacie le proposte di I-Com non faranno particolare piacere: consentire che gli avanzi della spesa convenzionata vengano utilizzati per coprire i disavanzi della spesa per acquisti diretti (ospedaliera più diretta-dpc) significherebbe incentivare le Regioni a incrementare i risparmi sulla prima a beneficio della seconda. Anche per questo, non sembra questo il momento migliore per passare a una nuova remunerazione che non “blinda” la diretta ma anzi incoraggia a togliere farmaci dalla convenzionata quando diventa più conveniente pagare le farmacie con il compenso fisso della dpc. E riutilizzare i risparmi che ne conseguono.