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Tamponi, prime forniture ai mmg. Ma la categoria si divide sull’obbligo

4 Novembre 2020

Sarebbe iniziata ieri la distribuzione ai medici di famiglia una prima fornitura di 500mila tamponi sui 10 milioni di kit acquistati dalla struttura del Commissario straordnario per l’emergenza covid, Domenico Arcuri. A comunicarlo una nota dello stesso Arcuri, che punta ad assicurare una consegna giornaliera di 350mila tamponi tra molecolari e antigenici. Finora, prosegue il testo, sono stati somministrati in tutta Italia più di 16 milioni di test, l’86% dei quali distribuiti dal Commissario straordinario. Nelle ultime settimane sono stati somministrati in media 200mila tamponi alla settimana, otto volte i valori del marzo scorso.

Intanto tra i medici di famiglia monta la protesta per l’accordo sugli antigenici firmato nei giorni scorsi da una parte soltanto dei sindacati di categoria. Secondo quanto riportano alcuni giornali, qualche centinaio di mmg avrebbe deciso di restituire la tessera della Fimmg (la sigla più rappresentativa del comparto) per aver sottoscritto l’accordo senza prima consultare la base. E perché nel contratto la partecipazione dei generalisti è obbligatoria, nonostante i medici di famiglia non siano dipendenti ma convenzionati.

Respinge tutte le accuse la Fimmg: «L’accordo firmato il 28 ottobre» recita la mozione approvata domenica dal Consiglio nazionale del sindacato «prevede l’esecuzione dei tamponi in sicurezza, in locali dedicati, da parte di chi possa dedicarvisi senza gravare su una attività assistenziale caratterizzata da un impegno quotidiano senza precedenti». In ogni caso, prosegue il testo, considerata la dura prova cui la medicina generale è chiamata dalla pandemia, la Fimmg promuoverà «immediatamente la creazione di un fondo specifico per lo sviluppo della Medicina generale nella discussione della prossima Finanziaria per il 2021«. Lo stanziamento servirà «a rendere disponibile immediatamente l’incremento dei fondi per il personale di studio e per il personale infermieristico, così come per la qualificazione della quota capitaria della Medicina generale, visto l’aumentato carico di lavoro e responsabilità verso una popolazione sempre più anziana e fragile». In parole povere, aumenti dei compensi.