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Teleconsulti e ricette a distanza, più di un mmg su tre vuole continuare anche dopo il lockdown

9 Giugno 2020

L’emergenza Covid ha impattato fortemente su attività e operatività dei medici di medicina generale. E se è vero che il flusso nelle sale di attesa, nel lockdown, si è marcatamente ridotto, è anche vero che ora la giornata del medico è scandita da centinaia di telefonate, sms, contatti via WhatsApp ed e-mail, da dove arrivano richieste di consulto, ricette e prestazioni. Per il 97% dei medici è soprattutto sul telefono che si è scaricata la maggior parte dei contatti, ma l’84% rivela che la comunicazione con i pazienti è stata in realtà “multicanale”. E’ quanto emerge da un’indagine condotta dall’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano in collaborazione con il Centro Studi della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale).

Il sondaggio che fa da base alla ricerca, condotto su un campione rappresentativo di 740 mmg, rileva che prima dell’emergenza soltanto il 4% dei mmg utilizzava piattaforme di videoconferenza come Zoom, Teams o Skype, mentre ora il 38% non solo le usa ma considera con interesse la possibilità di continuare a farlo anche in futuro. Il 95% dei medici di medicina generale, inoltre, vede nelle risorse della telemedicina la risposta per gestire, negli scenari post-covid, la salute e le cronicità.

Il 51% del campione dichiara poi di avere lavorato da remoto durante l’emergenza, accedendo al sistema informatico di gestione dei dati clinico-assistenziali dei pazienti lontano dal proprio studio. Il 63% ritiene che l’esperienza sia stata molto positiva sia per la condivisione delle informazioni sia per la risposta a richieste urgenti, il 38% ha riscontrato qualche criticità nella conciliazione tra vita privata e lavorativa.

«Dalla complessità e dalle difficoltà vissute in questo periodo» ha commentato Paolo Misericordia, responsabile del Centro studi Fimmg «possono nascere nuove opportunità. Abbiamo recepito chiaramente come si sia verificato il repentino adeguamento della professione a modalità di comunicazione con i propri assistiti evolute e alternative; e come ancora una volta si stia manifestando la disponibilità ad adottare la tecnologia che permetta di gestire al meglio la salute e le cronicità alla luce delle nuove esigenze».