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Vaccinazione mista, le rassicurazioni degli esperti e i dilemmi di Federfarma

17 Giugno 2021

Si può essere più che tranquilli della vaccinazione “eterologa”, che abbina alla prima dose con AstraZeneca una seconda con un altro vaccino tipo mrna. Lo assicura il direttore generale dell’Aifa, Nicola Magrini, che ai microfoni di Rainews24 ha riproposto le considerazioni dalle quali è scaturita la decisione di autorizzare la somministrazione con vaccini differenti. «La scelta è stata fatta per evitare che in questa fase alle popolazioni giovani siano offerti vaccini che hanno un rischio molto remoto di un evento grave» ha spiegato «dunque è stata privilegiata la cautela per garantire a tutti una vaccinazione il più sicura possibile». La vaccinazione eterologa, ha continuato Magrini, è «una scelta condivisa da diversi altri Paesi, quindi credo che fiducia e tranquillità sia il messaggio da dare».

Stesso invito dall’immunologo Sergio Abrignani, componente del Comitato tecnico-scientifico, che in un’intervista al Corriere della Sera si dice soddisfatto per le indicazioni assunte dal Cts: «prima che in Italia» ha ricordato «la vaccinazione eterologa è stata approvata in Germania, Canada, Francia, Svezia, Spagna, Norvegia e Finlandia. Le evidenze su sicurezza ed efficacia sono state riaffermate da studi che riportano i dati raccolti su diverse centinaia di persone: il mix di due vaccini è più potente, a parità di sicurezza».

Le indicazioni del Comitato, dunque, si sono ispirate al principio della massima cautela: «Nelle ultime settimane» ha ricordato Abrignani «siamo passati da 150-200 casi ogni 100mila abitanti per settimana a 20-30 casi; quindi il rapporto rischio-beneficio per fasce di età è cambiato, inoltre abbiamo alternative più sicure costituite da Pfizer e Moderna, che oggi non presentano problemi di approvvigionamento. Abbiamo pertanto suggerito di non correre un rischio bassissimo ma esistente per la popolazione fra 18 e 55 anni».

In realtà, la decisione di concentrare su Comirnaty e Moderna le seconde dosi agli under 60 qualche problema di approvvigionamento potrebbe causarlo. Per scongiurarlo, riferisce l’Ansa, il commissario per l’emergenza covid Francesco Figliuolo ha deciso ieri di mettere mano alle riserve strategiche per rifornire le Regioni e rispettare quindi l’obiettivo dell’immunità di gregge entro fine settembre. Sempre allo stesso scopo, il Governo sta valutando l’ipotesi di chiedere a Pfizer e Moderna un’anticipazione delle consegne previste per il terzo trimestre.

Intanto Federfarma si è rivolta al ministero della Salute per avere chiarimenti sulla dichiarazione messa a verbale l’11 giugno scorso dal Comitato tecnico-scientifico, nella quale si afferma che «il vaccino Janssen viene raccomandato per soggetti di età superiore ai 60 anni». All’Ansa, in ogni caso, il segretario della Federazione Roberto Tobia ha ricordato che al momento il vero problema con il J&J è dato dal fatto che le dosi sono troppo poche, all’incirca una media di 20-25 dosi a settimana per farmacia «se e quando viene consegnato».