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Aderenza, le precisazioni di Spandonaro sulla ricerca del Crea Sanità

20 Settembre 2019

Illustre direttore,

leggiamo sulla vostra testata una breve sintesi del lavoro da noi presentato ieri ad oggetto le politiche per promuovere l’aderenza. Ringraziamo per l’attenzione, ma ci sembra doveroso segnalare che la sintesi proposta (forse in ragione della sua brevità) rischia fortemente di veicolare un messaggio distorto rispetto a quanto da noi scritto nel report (che supera le 100 pagine). Infatti, nelle nostre conclusioni è del tutto assente la valutazione negativa sul ruolo dei farmacisti con cui titolate: «…dal Crea Sanità meta-analisi che ridimensiona il contributo del farmacista».

Intanto perché, una attenta lettura del report, avrebbe fatto comprendere che la meta-analisi non riguarda affatto il ruolo del farmacista, essendo stata condotta sui soli studi relativi all’efficacia delle polipillole: ne segue che non è corretto ipotizzare il nesso causale proposto nel vostro titolo. Probabilmente chi ha steso l’articolo è stato indotto in errore da una lettura, purtroppo astratta dal contesto, dei risultati di una analisi, peraltro svolta in un contesto lontano da quello italiano (Australia) e nel 2009/10, la quale non aveva potuto dimostrare una evidenza statisticamente significativa di miglioramento dell’aderenza nell’ipertensione grazie ad un progetto svolto nelle farmacie di comunità.

Come doveroso per un Centro di ricerca, riportiamo tutti gli studi reperiti, ma ben ci guardiamo di trarre conclusioni da una evidenza singola e per di più elaborata in un contesto istituzionale e organizzativo così lontano da quello italiano. Inoltre, una equilibrata lettura avrebbe almeno dovuto riportare dal nostro report il fatto che ricordiamo come le autorevoli Linee Guida Nice puntano proprio sul ruolo dei professionisti, quali mmg e farmacisti. per il coinvolgimento attivo e consapevole del paziente nella scelta terapeutica.

Non condividiamo, quindi, e non lo abbiamo scritto, la valutazione contenuta nella sintesi dell’articolo, per cui ci sarebbe evidenza «…che non è proficuo puntare su figure dell’assistenza primaria come i medici di famiglia o i farmacisti del territorio»; la nostra convinzione è, invece, quella per cui a un problema multidimensionale come la (non) aderenza, sia essenziale rispondere con politiche di contrasto articolate, capaci di utilizzare le opportunità tecnologiche per la semplificazione, ma che non possono esulare da u coinvolgimento strutturale dei professionisti, tanto specialisti che della assistenza primaria: mmg, infermieri di famiglia e anche farmacisti.

Federico Spandonaro
Crea Sanità

 

Gentile professore,
prendo atto delle sue precisazioni e lo faccio con piacere, perché anche io ho la convinzione che i farmacisti siano più che legittimati a rivendicare un ruolo centrale nell’aderenza terapeutica. Per amor di precisione, mi lasci dire però che quanto abbiamo riportato nell’articolo non è frutto di errori: i virgolettati che citiamo non arrivano – come lei ipotizza – dalla lettura dei risultati di una lontana ricerca australiana, ma dalla pagina due dell’executive summary, che apre le pagine del report. E’ lì infatti che si può leggere:

Sottolineo l’ultimo passaggio, dove si parla di «studi» al plurale e quindi si lascia intendere che, oltre alla ricerca australiana di cui lei parla e che il report pubblica integralmente, ce ne siano altre. Se errore c’è stato, quindi, l’origine è da cercare in quella frase e se – grazie al nostro articolo – lei ha avuto l’opportunità di puntualizzare e precisare vuol dire che abbiamo fatto il nostro lavoro di giornalisti.

Alessandro Santoro