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Contributo 0,15%, 32mila i pagamenti alle farmacie ancora insoluti

17 Gennaio 2019

Sono più di 32mila i contributi – calcolati sullo 0,15% della spesa farmaceutica convenzionata dell’86 – che le farmacie devono ancora ricevere. E’ quanto si desume dalle tabelle pubblicate dall’Enpaf sul proprio sito, che aggiornano al luglio scorso il rendiconto dei versamenti assicurati dalla gestione separata: tra il novembre ’98 e il 2016, l’ente ha provveduto a saldare più di 233mila posizioni (vedi tabella in fondo), mentre altre 32.295 devono ancora essere risolte.

Come si ricorderà, il contributo dello 0,15% venne istituito dal dpr 371/98 (ossia l’ultima convenzione firmata dalle farmacie) come compenso a carico delle Asl per attività tra le quali l’informazione sul farmaco, la realizzazione di programmi di educazione sanitaria, l’aggiornamento professionale, la comunicazione di servizi urgenti di guardia medica, la collaborazione a iniziative di educazione alimentare e via di seguito. Il contributo, dice il dpr, è «versato trimestralmente all’Enpaf», che provvede poi a rigirarlo alle farmacie. L’ente di previdenza, si legge nel consuntivo 2017 della cassa, «interviene nella fase di riscossione del contributo dalle Asl e di riversamento ai farmacisti. Tale forma contributiva determina pertanto un effetto integralmente neutro sul bilancio dell’Ente, in quanto rappresenta una semplice partita di giro finanziaria».

La procedura di riscossione e pagamento alle farmacie, come ricorda una circolare diffusa ieri da Federfarma, è laboriosa: l’Enpaf invia a ogni Asl un tabulato con l’elenco degli esercizi in attività aggiornato al 31 dicembre precedente; le Aziende sanitarie verificano i dati e restituiscono gli elenchi perché l’ente proceda al versamento. Quest’ultimo invia allora agli aventi diritto una comunicazione con tanto di modulistica allegata, da compilare e rispedire per ottenere il contributo.

Si farà fatica a credere, ma non tutte le Asl rispondono con solerzia e qualcuna neanche rimanda indietro i tabulati. Le inadempienze più frequenti, trapela dall’Enpaf, si concentrerebbero tra Roma e Napoli. E così, senza elenchi certificati, la cassa dei farmacisti non può provvedere al versamento dei contributi, che rimangono a dormire nella gestione separata fino a quando all’Asl qualcuno non si sveglia. Per tale motivo, l’invito che nella circolare Federfarma rivolge alle proprie rappresentanze territoriali è quello di prendere visione dei rendiconti Enpaf, annotare le Aziende sanitarie «di propria competenza» e «sensibilizzarle affinché riscontrino i tabulati», in modo da «accelerare le procedure».