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Firmato nel Lazio il primo accordo farmacie-grossisti sui vaccini

15 Giugno 2021

Ammonta a 50 centesimi a dose la quota che i distributori laziali percepiranno dalle farmacie del territorio per la fornitura dei vaccini covid. E’ quanto prevede l’intesa regionale firmata venerdì scorso, 11 giugno, da Federfarma Lazio, Adf e Federfarma Servizi, la prima a formalizzare condizioni e procedure alle quali le aziende della distribuzione intermedia riforniscono i farmacisti di flaconi e dosi. «Sono soddisfatto di questo accordo» commenta il presidente di Adf, Alessandro Morra «grazie all’impegno di tutte le parti siamo riusciti ad assicurare il funzionamento del processo a vantaggio dei cittadini».

In realtà i grossisti hanno cominciato a distribuire i vaccini già dal primo giugno, quando sono iniziate le somministrazioni nelle farmacie laziali. E dato che l’intesa firmata a suo tempo da Regione e Federfarma affidava al canale della dpc la fornitura dei flaconi, anche l’accordo con i distributori ripropone la stessa formula: azienda capofila, compensi ai distributori ricompresi nella quota che la Regione riconosce alle farmacie eccetera. «Mi auguro» osserva al riguardo il presidente di Adf «che l’accordo del Lazio possa rappresentare un punto di riferimento per le trattative in corso in altre Regioni: non sarebbe utile a nessuno disperdere un modello di lavoro di comune soddisfazione».

Non è chiaro se l’auspicio comprenda anche la parte economica dell’intesa regionale, tra i grossisti però c’è chi fa notare che – rispetto alla normale dpc – la distribuzione dei vaccini richiederà alle aziende un impegno aggiuntivo non indifferente, perché la tracciatura dei flaconi andrà effettuata manualmente.

Intanto dal Veneto, dove ieri Regione e farmacie hanno fatto il punto sull’avvio della campagna vaccinale nei presidi dalla croce verde, è stata segnalata la progressiva carenza di siringhe per insulina, che vengono utilizzate per la somministrazione dei vaccini covid. I rappresentanti delle farmacie se la sono presa con i distributori e questi a loro volta hanno puntato il dito sugli hub vaccinali, che stanno monopolizzando la produzione (a sua volta concentrata in una ristretta cerchia di imprese dato che in tempi normali il prodotto aveva un mercato circoscritto). A detta degli stessi grossisti il problema riguarderebbe non soltanto il Veneto ma l’intero territorio nazionale, tuttavia al momento non sono arrivati riscontri da altre regioni.