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Governance, i dati Aifa svelano cosa verrebbe dal riequilibrio dei tetti

24 Gennaio 2019

Il riequilibrio dei tetti sulla spesa farmaceutica pattuito lunedì da Regioni e Farmindustria consentirebbe di ridurre anche di un terzo lo sfondamento che ogni anno fa registrare la spesa per gli acquisti diretti, ossia ospedaliera più dd-dpc. E in diversi casi arriverebbe addirittura ad azzerare il “rosso”, evitando così a governi regionali e aziende produttrici l’obbligo di ripianare. Sono le risultanze che emergono se si prova ad applicare i contenuti dell’intesa al rendiconto finale della spesa farmaceutica 2017, rilasciato proprio l’altro ieri dall’Aifa: a consuntivo, la spesa per acquisti diretti ha chiuso l’anno con uno sfondamento di 1,6 miliardi, che industrie e Regioni dovranno coprire “fifty-fifty”; la convenzionata, invece, ha generato un avanzo sul proprio tetto di oltre 470 milioni di euro, che però non è possibile utilizzare per ridurre il “rosso” sull’altra spesa.

Alcune Regioni, poi, se fossero riuscite a recuperare quanto non hanno speso nel canale farmacia avrebbero azzerato del tutto lo sfondamento sugli acquisti diretti (vedi tabella sotto): è il caso di Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto e le due province autonome di Trento e Bolzano, che nel 2017 hanno speso per gli acquisti diretti più del loro tetto (evidenziate in giallo) ma non sfondano sulla farmaceutica totale (14,85%, cifre in blu) perché coprono con gli avanzi della convenzionata.

 

Per i farmacisti titolari, invece, il riequilibrio dei tetti rischia di risultare molto meno conveniente. Consentire alle Regioni il recupero degli avanzi dalla convenzionata, infatti, potrebbe trasformarsi in un incentivo a “tartassare” ancora di più la spesa che passa dalle farmacie del territorio. Perché è la spesa meglio controllata e quindi più governabile. La tabella tratta dall’ultimo Rapporto Crea Sanità sulla spesa convenzionata nelle singole Regioni è eloquente: la compressione esercitata in Emilia Romagna e provincia di Bolzano è fortissima, tanto che a confronto con la Lombardia si registra una differenza procapite di almeno 30 euro. Il “vuoto” che avanza tra la colonna arancione e la linea grigia (vedi sotto) è quello che – grazie all’intesa con Farmindustria – ogni Regione potrebbe recuperare a beneficio della spesa per acquisti diretti.