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Governance del farmaco, Scaccabarozzi a Repubblica: distanti dai contenuti

9 Gennaio 2019

Le linee guida del ministero della Salute sulla governance farmaceutica continua a preoccupare le aziende del comparto, che temono tagli dolorosi alla spesa del Ssn e ricadute ancora più pesanti sull’occupazione. Il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, aveva già lanciato un primo allarme a dicembre, appena uscito il documento del Ministero che definiva i punti cardinali degli interventi a venire, e ora lo rinnova con una lunga intervista ad Affari&Finanza, l’inserto economico (del lunedì) di Repubblica: «Nel 2017» ricorda Scaccabarozzi «l’Italia ha superato la Germania nella produzione farmaceutica, arrivando a un valore di 31,2 miliardi di euro». La crescita è proseguita anche nel 2018, dove i fatturati hanno fatto registrare un incremento del 3%, ma con luglio, agosto e settembre in contrazione e ottobre fermo al palo. La congiuntura, ammette Scaccabarozzi, «desta qualche preoccupazione», anche se il settore farmaindustriale rimane uno dei comparti trainanti dell’intera economia italiana. «Le aziende del comparto» continua Scaccabarozzi «hanno una forte propensione ad assumere giovani, cosa non così frequente nel nostro Paese, e fanno importanti investimenti in ricerca e sviluppo: 2,8 miliardi di euro nel 2017, +20% dal 2012».

Il comparto, in sostanza, è una delle eccellenze del sistema-paese e andrebbe sostenuto. Invece, dice il presidente di Farmindustria, «il settore è distante dalle posizioni espresse dal Governo con il Documento sulla governance. Un testo orientato a ottenere due miliardi di risparmi, modificando i meccanismi che nel nostro sistema sanitario fissano i prezzi dei farmaci». A preoccupare, nello specifico, è il principio dell’equivalenza terapeutica, che metterebbe sullo stesso livello di rimborsabilità prodotti a brevetto scaduto e farmaci ancora sotto brevetto. «Le nostre aziende hanno un acquirente unico, il Ssn» avverte Scaccabarozzi «se lo Stato decide di rimborsare un solo farmaco per categoria terapeutica, le altre non avrebbero più motivo di continuare a produrre i loro medicinali». Per Farmindustria, in sostanza, «la revisione del Prontuario in base all’equivalenza terapeutica va bene, ma solo se è provata scientificamente. I farmaci possono anche apparire uguali, ma i malati restano differenti per caratteristiche e nessuno, a parte il medico, può dire quale sia la terapia più adatta».