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Manovra: saltano emendamenti su capitale e fatturato Ssn

18 Dicembre 2018

Evapora anche al Senato il tentativo di arginare la presenza del capitale nella titolarità delle farmacie con un tetto che assicuri ai farmacisti la maggioranza di quote e voti nelle società di gestione. Ci aveva provato alla Camera l’emendamento Trizzino, approvato in commissione ma poi stralciato in aula per inammissibilità della materia; hanno ripresentato a Palazzo Madama lo stesso intervento le proposte di modifica 1.1736 (prima firma Sileri, M5S) e 1.1737 (Cantù, Lega), ma nella seduta della commissione Bilancio di domenica pomeriggio sono state bocciate entrambe, sempre per inconciliabilità delle disposizioni con la legge finanziaria.

Bocciato per inammissibilità anche l’emendamento 1.1735 (Zaffini, Fdi) che mirava a escludere l’integrativa dalle voci ricomprese nel fatturato Ssn di riferimento. Un impegno per cercare di rivedere la norma di riferimento (il comma 292 dell’articolo 1) era stato assunto dai vertici di Federfarma nell’assemblea nazionale di giovedì scorso, dopo le doglianze esposte da diverse associazioni  nel Consiglio delle Regioni del giorno precedente (Trento e Bolzano in particolare: nelle due province, l’integrativa rappresenta quasi il 30% del fatturato medio Ssn).

Continua invece la sua corsa un altro emendamento alla Manovra di diretto interesse per le farmacie, anch’esso riproposizione di un analogo intervento già bocciato alla Camera: si tratta della proposta 1.1738 (primo firmatario Durnwalder, gruppo Autonomie), che esclude i proventi del dispensario farmaceutico dal fatturato Ssn di riferimento «al fine di tutelare le piccole farmacie rurali e per garantire la loro funzione di presidio sanitario unico ed indispensabile nelle zone periferiche e disagiate».

Ora l’attesa è per il maxiemendamento che il Governo dovrebbe presentare stasera in aula, con le misure concordate a Bruxelles. La commissione Bilancio, invece, dovrebbe riprendere il proprio lavoro da stamattina (la riunione di ieri è stata sconvocata), ma su tempi e scadenze permane l’aleatorietà legata al confronto con la Commissione europea su numeri e tendenze del bilancio.