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Orlandi (Abruzzo): dal Recovery plan farmacie rurali di serie A e di serie B

18 Maggio 2021

Il programma del Recovery plan in materia di rurali sussidiate finirà per creare farmacie di serie A e di serie B, sempre ammesso che sia realizzabile considerata la procedura per l’accesso ai finanziamenti. E’ estremamente critico il giudizio di Alfredo Orlandi, segretario di Federfarma Abruzzo e presidente di Federfarma L’Aquila, sulle misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che promettono di fare perno sulle piccole farmacie per portare i servizi sanitari nelle aree interne del Paese.

Orlandi, la settimana scorsa il Sunifar ha presentato i contenuti del Piano al Consiglio nazionale dei rurali. Quali sono i motivi del suo no?
Il primo riguarda la portata dell’intervento: riguarderà, dicono i documenti, 2mila farmacie rurali sussidiate sulle 4mila esistenti. Mi chiedo se si possa chiamare sindacato un’organizzazione che avalla misure il cui effetto sarà quello di potenziare una parte soltanto delle piccole farmacie che rappresenta. Se le cose andranno come progetta il Pnrr, rischiamo di avere una farmacia che in un paesino offre servizi diagnostici, fa assistenza domiciliare integrata è collegata in teleconsulto con le grandi strutture sanitarie del capoluogo e soprattutto distribuisce i farmaci della diretta; e ne avremo un’altra, nel paese vicino, che non fa niente di tutto questo perché è rimasta esclusa dai finanziamenti. Mi chiedo: gli abitanti di quest’ultimo paese, a quale farmacia si rivolgeranno? E’ legittimo che un sindacato come Federfarma sostenga misure che di fatto creeranno farmacie di serie A e di serie B?

Però i fondi verranno assegnati mediante bando di gara, dovrebbe essere garantita una certa imparzialità…
Questo è un altro punto che temo abbiano colto in pochi. Visto il meccanismo del bando di gara, chi vorrà accedere ai fondi dovrà presentare un progetto e spiegare quali servizi intenderà mettere in piedi, a quali strutture sanitarie si appoggerà, a quali centri specialistici farà riferimento per il teleconsulto o per la telemedicina, come parteciperà all’assistenza domiciliare integrata e via di seguito. Non saranno consentiti libri dei sogni, perché la Commissione Ue marcherà stretto il nostro Paese e Roma a sua volta dovrà assicurarsi che quello che si dice di fare si farà. Però mi chiedo: quante farmacie rurali sussidiate possono disporre di strutture sanitarie attrezzate per i servizi di cui parla il recovery plan? Quante sono le Asl che fanno assistenza domiciliare integrata? E quanti farmacisti delle aree interne dispongono della banda larga, senza la quale niente teleconsulto o telemedicina? Di nuovo, si creeranno farmacie di serie A e di serie B.

Il Pnrr prevede interventi per portare banda larga e ultra-larga in tutto il Paese…
Sì ma è un intervento che si svilupperà da qui al 2026, invece il bando di gara per le farmacie rurali sussidiate dovrà essere lanciato – come da cronoprogramma – entro la fine di quest’anno. I farmacisti dovranno sobbarcarsi impegni e finanziamenti senza sapere se la banda larga arriverà per tempo?

A proposito di finanziamento: il Piano parla di 150 milioni, un terzo dei quali dovranno essere messi dai farmacisti stessi…
Da quanto risulta ci penserà la Banca d’Italia, con prestiti ai farmacisti in parte a fondo perduto e in parte a fondo agevolato. Ma attenzione: dal tenore dei documenti appare evidente che i titolari rurali non potranno dire “non faccio il prestito e prendo soltanto i soldi dell’Ue”: i 72mila euro a farmacia che derivano da quei 150 milioni si prendono tutti o non si prendono. E anche questo, temo, è un punto che non tutti forse sembrano avere colto.

Al consiglio nazionale del Sunifar c’è chi ha fatto presente queste obiezioni?
Non c’ero ma non mi risulta che qualcuno abbia detto qualcosa. E la cosa mi preoccupa.