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Pdl Trizzino, Cini (Asfi): da infilare al più presto nel primo decreto utile

6 Aprile 2019

La proposta di legge Trizzino, che obbliga il capitale a partecipazioni di minoranza nella titolarità delle farmacie, è cosa buona e giusta. Ma i tempi dell’iter parlamentare potrebbero essere lunghi e la conversione in legge arrivare fuori tempo massimo, quando ormai catene e insegne avranno acquistato un numero di farmacie tale per cui tornare indietro non sarà più possibile. Ne è convinto Maurizio Cini, docente di tecnologia e legislazione farmaceutica all’università di Bologna e presidente dell’Asfi (Associazione scientifica farmacisti italiani), che ieri ha diffuso un comunicato dal titolo eloquente: «Ora o mai più».

Professore, cosa vuol dire con questo appello?
Intendo dire che la pdl Trizzino è senz’altro da apprezzare, ma non possiamo attendere che venga messa in lista d’attesa per un esame da parte delle Camere che non si sa quando comincerà. Non c’è tempo da perdere, quindi la cosa migliore sarebbe quella di trasformare l’unico articolo che la compone in un emendamento al decreto crescita, appena approvato dal Governo e ora in viaggio verso il Parlamento per la conversione in legge. Oppure in qualche altro ddl che segue immediatamente a ruota.

Non c’è il rischio che faccia la stessa fine degli emendamenti precedenti, stralciati perché non attinenti alla materia del testo?
La storia parlamentare è piena di emendamenti che sono riusciti a passare pur essendo molto meno attinenti. La verità è che se i tentativi precedenti sono naufragati è perché qualcuno ha saputo muoversi abilmente. Per tale motivo, è fondamentale che i farmacisti titolari si mobilitino fin d’ora per sostenere l’emendamento: a Cosmofarma, nello stand dell’Asfi, affiggeremo un manifesto per chiamare la categoria all’intervento. Bisogna convincere il Governo a fare propria la pdl e trasformarla in un emendamento.

Nella pdl Trizzino c’è un passaggio che sta facendo discutere, quello che sembra consentire alle società di capitale già presenti sul mercato di sottrarsi al vincolo della presenza maggioritaria di farmacisti con una sanzione di appena 50mila euro…
Sì, ho inviato una mail all’onorevole Trizzino per attirare la sua attenzione sul quel passaggio: così com’è formulato, le catene già in attività pagherebbero 50mila euro e continuerebbero a restare sotto il controllo del capitale. Andrebbe riscritto, in modo che chi non si adegua paga la sanzione e poi viene costretto a uniformarsi. Non perdiamo però di vista la priorità, che ora è quella di trasformare la pdl in legge il più presto possibile.