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Psicologo in farmacia, da ministero e professioni le linee d’indirizzo

18 Aprile 2019

Il consulto psicologico in farmacia rappresenta «un’opportunità per intercettare i bisogni inespressi da parte delle persone che possono manifestare un disagio, in un’ottica di prevenzione». E’ quanto recitano in premessa le Linee di indirizzo per lo psicologo in farmacia, il documento redatto dal gruppo di lavoro congiunto Ministero-professioni con l’obiettivo di fornire un riferimento deontologico alle iniziative lanciate sul territorio nell’ambito della farmacia dei servizi. L’obiettivo di tale servizio, è quindi la prima avvertenza, dev’essere quello di «favorire la presa di coscienza del cittadino sul proprio stato di salute». La funzione dello psicologo in farmacia, inoltre, è anche quella di fare da «filtro della domanda dei cittadini riducendo gli accessi di primo livello e le richieste inappropriate ad altre strutture del Ssn, concorrendo alla riduzione della spesa sanitaria e promuovendo un’adeguata cultura del benessere e dei corretti stili di vita».

Lo psicologo che offre la sua consulenza in farmacia, pertanto, deve avere una preparazione tale da permettergli di «analizzare a domanda, svolgere counseling psicologico, intervenire sul benessere e gli stili di vita, conoscere l’organizzazione dei servizi sociali e sanitari del territorio di riferimento, comunicare in modo efficace, favorire l’empowerment». Il servizio, dal canto suo, «può prevedere fino a sei incontri per ciascun utente» e «nel caso di bisogni più complessi, rimanda a interventi più approfonditi presso strutture e/o professionisti specializzati».

Quanto alla remunerazione del servizio, le Linee guida caldeggiano la gratuità per l’utenza: «La remunerazione del professionista» recita il Documento «è legata all’accordo economico tra la farmacia e lo psicologo, anche utilizzando finanziamenti a cura di Enti e Associazioni. Lo psicologo che lavora in farmacia deve svolgere la sua attività percependo un adeguato compenso e si impegna a seguire l’utente esclusivamente in questo specifico contesto. Nell’ipotesi in cui la presenza dello psicologo in farmacia sia frutto di accordi realizzati senza il sostegno economico delle amministrazioni pubbliche e quindi in base ad autonome intese tra le parti, queste ultime potranno definire modalità di svolgimento in maniera autonoma, purché venga garantita una dignitosa remunerazione agli psicologi coinvolti, privilegiando lo svolgimento dell’attività presso la farmacia».

«Con queste Linee d’indirizzo» spiega a FPress Luigi Zocchi, presidente di Federfarma Varese e componente del gruppo di lavoro congiunto in rappresentanza di Federfarma nazionale «si sono voluti fissare alcuni principi etici perché siano di riferimento a farmacie e psicologi quando si lancia questo genere di servizio. L’obiettivo è scongiurare iniziative affrettate e improvvisate che nascondono accaparramenti di clientela o sfruttamento di giovani professionisti». Il gruppo di lavoro, insediatosi nell’autunno scorso, ha visto la partecipazione di rappresentanti del ministero della Salute, del Consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi e di alcuni ordini provinciali, dell’Ordine dei farmacisti di Roma e di Farmacap, l’azienda municipale che gestisce le comunali di Roma (dove da tempo viene offerto un servizio di consulenza psicologica in farmacia, alla pari delle farmacie private di Varese). «In caso di accordi per il servizio che coinvolgano istituzioni e finanziamenti pubblici» è l’indicazione finale di Zocchi «è auspicabile che farmacie e psicologi rispettino fedelmente le Linee d’indirizzo».