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Federfarma: incongruente la legge che consente al veterinario di dispensare

19 Giugno 2019

Le norme che dal 2006 consentono ai medici veterinari di fornire farmaci ai propri clienti non sono coerenti con il principio di rispettare una netta separazione tra chi prescrive e chi dispensa. E risultano anche incongruenti con gli obiettivi che hanno portato all’introduzione della rev, ossia la lotta alle resistenze antimicrobiche. E’ quanto scrive Federfarma nella circolare diffusa ieri agli associati per fare il punto sulla querelle che da settimane divide farmacisti e veterinari: per il sindacato, in sostanza, «appare necessario ricondurre la normativa in questione alle originarie finalità di carattere sanitario, ovvero permettere solo la consegna di confezioni già aperte all’atto della prestazione medica».

Nel mirino, in particolare, c’è l’articolo 84.4 del d.lgs. 193/2006, che esenta i veterinari dallo scaricodei farmaci destinati agli animali da compagnia. «In tal modo» spiega Federfarma «si perde la tracciatura di una parte di tali farmaci», con ricadute negative sugli «obiettivi sanitari che il legislatore si è posto quando ha introdotto la rev». Non va infatti dimenticato «che la resistenza antimicrobica si sviluppa anche dalle deiezioni degli animali da compagnia o, in maniera ancor più cogente, attraverso gli animali utilizzati per autoconsumo». Inoltre, «non appare infatti coerente con la normativa complessiva del settore mantenere un’impropria e pericolosa commistione tra le attività di prescrizione e quella di dispensazione del farmaco». «Federfarma» conclude la comunicazione «ritiene in questo momento necessario sottoporre alla classe politica la questione della separazione dei ruoli professionali».