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Farmacia Indipendente: serve statuto per governo corale del sindacato

24 Luglio 2019

La bozza di nuovo Statuto che il consiglio di presidenza di Federfarma ha inviato nei giorni scorsi alle rappresentanze territoriali della Regione, perché le discutano in vista dell’esame in Assemblea nazionale del prossimo ottobre? Il proverbiale topolino partorito dalla montagna. Due anni di lavoro per una semplice riscrittura che propone come unica vera novità la ridenominazione del Consiglio delle Regioni in «Consiglio nazionale», con competenze ridimensionate rispetto all’attuale Statuto. E’ il commento con cui Farmacia Indipendente, il gruppo d’opinione guidato da Alfredo Orlandi e Alfonso Misasi (foto), segretari di Federfarma Abruzzo e Federfarma Calabria, boccia la riforma dello Statuto cui sta lavorando l’attuale presidenza di Federfarma.

«In quanto componenti del Consiglio delle Regioni» scrivono i due in un comunicato diffuso oggi «siamo veramente orgogliosi della scelta di ridenominarlo “Consiglio Nazionale”». Stessa considerazione a proposito dei commi che, all’articolo 15, rivedono al ribasso le competenze dell’organismo sindacale: per esempio, osserva Farmacia Indipendente, non nominerà o designerà più («su proposta del Consiglio di Presidenza») i rappresentanti del sindacato in tutti i consigli, commissioni, enti e organi che necessitano di delegati della Federazione, ma si limiterà a ratificare le proposte della presidenza e «a integrarla con un ulteriore componente di propria designazione».

Per Farmacia Indipendente, le proposte di modifica dello Statuto rappresentano la risposta sbagliata al bisogno di consolidare la dimensione “federalista” del sindacato titolari alla luce della regionalizzazione del Servizio sanitario e soprattutto dello sviluppo delle autonomie differenziate.

«Come si fa a non capire» è allora la domanda che la lista lancia provocatoriamente sul tavolo «che intestardirsi a tenere fuori dal Consiglio di Presidenza più della metà delle Federfarma Regionali, in un momento in cui addirittura si parla di “Autonomia” di molte realtà regionali, significa mettere a serio rischio l’unitarietà del sindacato?». Oggi, spiega ancora più in dettaglio il comunicato, sono rappresentate in Consiglio 10 Regioni su 21, e l’attuale Statuto non impedirebbe di scendere ancora sotto. «C’è solo da sperare che l’Assemblea dica no» alla riforma dello statuto e chieda alla presidenza un governo del sindacato corale, perché altrimenti diventerebbe concreto il rischio «di derive secessioniste».