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Ticket sui generici, Gimbe: nel 2019 è costato agli italiani 1,1 miliardi

29 Luglio 2020

Nel 2019 gli italiani hanno pagato in ticket per i farmaci 1.581 milioni di euro, ma meno di un terzo di tale cifra riguarda la quota fissa per ricetta (459,3 milioni, 7,6 euro procapite). Gli altri 1.122 milioni, invece, arrivano dalla compartecipazione per i farmaci equivalenti, ossia la differenza tra quota di rimborso e prezzo del farmaco dispensato (18,6 euro procapite). La stima arriva dal report Ticket 2019 diffuso ieri dal Gimbe, il Gruppo italiano per la medicina basata sulle evidenze.

Complessivamente, dice l’analisi, nel periodo 2013-2019 l’esborso sopportato dagli assistiti per la quota fissa sulle ricette si è ridotta del 17,7% (-98,7 milioni), quello per i farmaci equivalenti è aumentato del 27,8% (+244,5 milioni). In sostanza, da questa compartecipazione proviene il 38,2% del gettito assicurato da tutti i ticket sulla spesa sanitaria (2,9 miliardi) e il 71% di quelli sui farmaci.

 

 

«A spiccare» afferma Nino Cartabellotta (foto), presidente della fondazione Gimbe «è l’ostinata e ingiustificata resistenza ai farmaci equivalenti in tutte le Regioni del Centro-sud, che registrano una spesa per i farmaci di marca più elevata della media nazionale di 18,6 euro». L’elenco comprende Lazio (24,9 euro procapite), Calabria (24,7), Sicilia (23,9), Campania (23,3), Basilicata e Molise (22,5), Puglia (22), Abruzzo (21,5), Umbria (20,8) e Marche (20,3).

E così, prosegue il Gimbe, se da un lato governo e regioni hanno stanziato risorse per eliminare progressivamente il superticket sulle prestazioni specialistiche, dall’altro «mancano ancora azioni concrete per promuovere l’utilizzo dei farmaci equivalenti, in particolare nelle Regioni del Centro-Sud». In altri termini, «a fronte di un investimento di 554 milioni di euro all’anno di risorse pubbliche per favorire l’accesso alle prestazioni specialistiche, stride l’esborso per i farmaci brand da parte dei cittadini di oltre € 1.120 milioni».