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Riforma Enpaf, dal tavolo delle sigle richieste divergenti sullo 0,90%

25 Aprile 2018

Federfarma e Fenagifar assenti al tavolo sulla riforma dell’Enpaf che, lunedì a Roma, ha tirato le somme di quanto emerso dal giro di consultazioni con le sigle di categoria avviato a marzo dall’ente. E sì che l’incontro collegiale era stato sollecitato proprio dal sindacato dei titolari, cui non erano piaciuti gli incontri “vis à vis” promossi dalla cassa privata per raccogliere le richieste di tutte le componenti della professione. Al tavolo, così, non è rimasto che prendere nota una volta di più delle posizioni di tutte le sigle presenti, senza che da qualcuno giungessero tentativi di sintesi: i sindacati confederali (Cgil, Cisl e Uil) hanno ribadito l’esistenza di una vera e propria “emergenza lavoro” che esclude interventi sulla trattenuta dello 0,90%, quanto mai necessaria per la solidarietà di categoria; Farmacieunite ha esortato l’ente a valorizzare la contribuzione volontaria come strumento per incrementare i trattamenti previdenziali; Conasfa e Sinasfa hanno rinnovato la richiesta di scindere iscrizione all’Ordine e all’Enpaf; Lpi (parafarmacie) ha messo una volta di più l’accento sul passaggio al contributivo anche per rendere più equa la contribuzione dei titolari di farmacia e parafarmacia. Federfarma, in un messaggio inviato al tavolo, ha ribadito di puntare a un dimezzamento del contributo soggettivo a carico del titolare e a una revisione della quota dello 0,90%.

«Molte delle proposte» sintetizza a FPress il presidente dell’Enpaf, Emilio Croce «esulano dalle competenze statutarie dell’ente e impongono un passaggio legislativo. Per quanto riguarda le misure sulle quali possiamo intervenire direttamente, riconfermiamo la disponibilità a discuterle e approfondirle sempre a patto che non venga pregiudicata la sostenibilità economica». Sull’assenza di Federfarma e Fenagifar, invece, piovono le critiche di Lino Imperatore, presidente dell’Ordine di Materia (e dunque componente del Consiglio nazionale dell’Enpaf: «la defezione è stridente» spiega «soprattutto quella di Fenagifar, che l’Enpaf ha invitato tre volte e per tre volte non si è presentata. Nessuno mette in discussione il diritto di critica, ma per farlo servono responsabilità e conoscenza dei fatti: chi chiede di rivedere lo 0,90% dica con chiarezza che serve un intervento legislativo, con tutti i rischi di ciò che comporta: quando porti alle Camere un disegno di legge, sai come entra ma non come esce».

Intanto, nella seduta di ieri, il Consiglio nazionale dell’Enpaf ha ratificato il bilancio consuntivo del 2017: l’ente chiude l’anno con un attivo di 138 milioni di euro, che vanno ad alimentare la riserva legale per la stabilità prospettica. Il documento è in via di pubblicazione sul sito dell’istituto di previdenza.