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Ema, in dieci anni vendite di antibiotici veterinari calate del 43%

24 Novembre 2021

In Europa le vendite di antibiotici veterinari sono calate del 43% tra il 2011 e il 2020, anch se in quest’ultimo anno si è registrato nei 25 Paesi Ue un incremento dei consumi del 6% sul 2019. I dati arrivano dal Rapporto con cui l’Ema monitora annualmente l’andamento delle vendite nell’Unione europea. «La diminuzione delle vendite» commenta in una nota Ivo Claassen, capo della divisione medicinali veterinari dell’Agenzia «dimostra che le iniziative politiche dell’Ue, combinate con linee guida e campagne nazionali che promuovono un uso prudente degli antibiotici negli animali, stanno avendo un effetto positivo».

In particolare, le vendite di cefalosporine di terza e quarta generazione sono diminuite in dieci anni del 33%, le polimixine del 76%, fluorochinoloni del 13% e le vendite di altri chinoloni sono diminuite dell’85%. Queste classi includono gli antimicrobici usati per trattare le infezioni gravi nell’uomo causate da batteri resistenti alla maggior parte degli altri trattamenti antimicrobici. Negli animali, dovrebbero essere utilizzati con restrizioni al fine di preservarne l’efficacia e mitigare il rischio per la salute pubblica, come indicato nella categorizzazione del gruppo di esperti Ameg.

Il Rapporto presenta i dati di 30 Paesi dell’Ue/Spazio economico europeo (compreso il Regno Unito come Stato membro negli anni solari coperti dal rapporto) e della Svizzera. Tutti i partecipanti hanno fornito volontariamente informazioni sulle vendite di antibiotici veterinari. Tra le attività che hanno ridotto il consumo di tali farmaci figurano piani d’azione nazionali, campagne nazionali per un uso prudente degli antimicrobici negli animali, restrizioni sull’uso di determinati antimicrobici negli animali destinati alla produzione di alimenti o misure per controllare la prescrizione di antimicrobici.