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Federconsumatori: molti farmaci inutili in farmacia. Replica Federfarma Milano

5 Ottobre 2018

«Oggi nelle farmacie sono presenti circa 9.000 farmaci, la metà dei quali superflui secondo le autorevoli parole di Silvio Garattini. Occorre quindi limitare e sfrondare in modo deciso». E’ quanto scrive Federconsumatori nel comunicato diffuso ieri per commentare l’ultima bufera che ha investito il mondo della Sanità, l’indagine parmense che l’altro ieri ha coinvolto 36 persone tra medici del Ssn, imprenditori e provider Ecm. Per tutti, l’accusa sarebbe quella di avere condizionato eventi formativi e adattato ricette allo scopo di favorire alcune aziende produttrici. «Ancora una volta» è la deduzione di Federconsumatori «a finire sotto i riflettori della magistratura è il rapporto tra medici, dirigenti sanitari e case farmaceutiche». E’ allora indispensabile, prosegue la nota, «un intervento del ministero della Salute che fissi norme più stringenti per l’ammissione di nuovi farmaci nel Prontuario farmaceutico nazionale».

Ferma la replica con cui Federfarma Milano puntualizza le dichiarazioni di Federconsumatori: «Non entro nel merito dell’inchiesta» commenta il segretario del sindacato milanese, Giampiero Toselli «quanto ai rilievi dell’associazione consumatori osservo che non è la prima volta che nascono polemiche su quello che c’è in Prontuario. Federconsumatori però sembra dimenticare che le farmacie italiane vendono farmaci che sono tali perché sono stati autorizzati dall’Aifa. Se ritiene che siano stati fatti errori nei processi autorizzativi si rivolga alle autorità competenti. Se invece pensa che le nuove conoscenze scientifiche o gli ultimi aggiornamenti della ricerca abbiano reso inutili alcuni dei medicinali oggi in prontuario, si rivolga all’Aifa per chiedere una revisione. Come sempre hanno fatto, le farmacie si adegueranno a tutte le decisioni che verranno prese dall’Agenzia».

Tra le reazioni alle vicende parmensi anche quella dell’assessore alla Salute dell’Emilia Romagna, Stefano Venturi: «E’ necessario intervenire in modo esemplare» ha detto ieri in una dichiarazione «per prevenire e sanzionare casi. Per questo stiamo valutando la possibilità di vietare l’organizzazione di congressi da parte di professionisti della sanità pubblica che non siano sostenuti unicamente dalle stesse aziende pubbliche, evitando cioè che il sostegno venga da aziende private».