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Farmaci e allattamento al seno, dal Ministero Position statement per gli operatori

15 Febbraio 2018

Offrire agli operatori sanitari, medici innanzitutto ma anche farmacisti, le indicazioni e gli strumenti appropriati per aiutare le mamme a una «scelta informata e consapevole». E’ quanto si ripromette il Position statement del ministero della Salute sull’uso dei farmaci da parte della donna che allatta. Elaborato dal Tavolo interdisciplinare per la promozione dell’allattamento al seno e pubblicato lunedì sul portale del dicastero, il documento prende le mosse da un’analisi dell’attuale bisogno informativo: tra le donne che allattano, si stima che una fetta compresa tra il 65 e il 95% assuma farmaci. E da questo gruppo di mamme arriva una consistente domanda di informazioni: nel 2016, il Servizio di informazione sui farmaci in gravidanza del Centro antiveleni di Bergamo ha ricevuto poco meno di 29mila richieste di consulenza, nell’85% dei casi provenienti dalle mamme stesse, nel 9% dagli operatori e nel 6% dai familiari. L’età del lattante al momento del contatto era inferiore a 6 mesi nel 57% dei casi, tra 6 e 12 mesi nel 22%, tra 12 e 24 mesi nel 17%, sopra i due anni nel 4%.

Di rilievo anche i dati relativi alle categorie di farmaci per i quali sono state chieste informazioni: al primo posto si collocano i farmaci antinfiammatori non steroidei (22%), seguiti da antibiotici (14%), gastrointestinali (14%), ormonali (5%), genitourinari (4%), cardiovascolari (3%). I farmaci attivi sul sistema nervoso centrale (Snc) hanno generato l’8% delle richieste, in particolare ansiolitici (49%), antidepressivi (29%), antiepilettici (12%) e antipsicotici (10%).

«Sulla base dei dati di letteratura disponibili» è quindi una delle evidenze che emergono dal Position statement «i farmaci sono risultati compatibili con l’allattamento nel 91% dei casi». Questo, ovviamente, non esclude una certa cautela nel periodo dell’allattamento. «La scelta della terapia» avverte per esempio il documento ministeriale «dovrebbe ricadere su principi attivi per cui vi è una comprovata esperienza clinica, evitando i farmaci con lunga emivita o con lunga durata d’azione». Se possibile, poi, «è da preferire la via di somministrazione che riduca al minimo il passaggio nel latte (corticosteroidi per via inalatoria anziché orale, per esempio)», così come «dovrebbero essere scelti i farmaci non assorbiti o poco assorbiti per via gastrointestinale, con il minimo dosaggio terapeutico efficace».