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Fase 2, Gimbe invita a cautela: i dati sui contagi arrivano dopo giorni

15 Maggio 2020

Secondo le stime, sono ancora 3-4 milioni gli italiani contagiati da covid. E gli asintomatici contonuano a rappresentare una fonte certa di contagio. Tuttavia, nel Paese cresce una «vertiginosa rincorsa alle riaperture» quando invece occorrerebbe «una scrupolosa programmazione sanitaria della fase 2». E’ quanto scrive la Fondazione Gimbe (Gruppo italiano per la medicina basata sulle evidenze) in un comunicato che fa il punto sull’emergenza da coronavirus e invita a gestire con prudenza la fase 2.

E’ vero, spiega il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta (foto), che ospedali e reparti di terapia intensiva continuano a sfollarsi (ricoverati -22,8% nella settimana dal 7 al 13 maggio, dicono di dati); ma è altrettanto vero che permangono ancora diverse criticità: «dall’assenza di una strategia di sistema ai problemi di approvvigionamento di mascherine e reagenti per i tamponi; dalla mancata applicazione di misure per spezzare la catena dei contagi alle autonome interpretazioni regionali delle evidenze scientifiche su test diagnostici e trattamenti.

E’ opportuno, dunque, che le riaperture procedano con «la massima prudenza»: considerato che il tempo medio tra contagio e la comparsa dei sintomi è di 5 giorni, che il tempo mediano tra insorgenza dei sintomi e conferma diagnostica è di 9-10 giorni e, infine, che i dati sui nuovi casi vengono comunicati dalle Regioni alla Protezione civile non sempre puntualmente, diventa evidente che l’impatto del primo allentamento del lockdown, risalente allo scorso 4 maggio, potrà essere valutato solo tra il 18 maggio e la fine del mese.

«Lo scorso 8 maggio l’Istituto superiore di sanità ha reso noto il tasso medio di contagio al 20 aprile» spiega ancora Cartabellotta «domani potrà quindi comunicare quelli riferiti al 27 aprile e solo tra due settimane conosceremo i tassi conseguenti all’allentamento del 4 maggio». In sostanza, «decidere la ripresa di attività e servizi sulla base di dati che riflettono ancora il periodo del lock down, aumenta il rischio di una seconda ondata all’inizio dell’estate».