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Finanziamento Ssn, Fondazione Gimbe: in 10 anni persi 37 miliardi

17 Settembre 2019

In dieci anni il Servizio sanitario nazionale ha perso oltre 37 miliardi di finanziamento pubblico, 25 dei quali nel periodo 2010-2015 per i tagli derivanti dalle manovre di bilancio e oltre 12 nel 2015-2019, quando alla Sanità sono state assegnate risorse inferiori a quelle programmate. La stima arriva dal Gimbe, Gruppo italiano per la medicina basata sulle evidenze, e rappresenta la chiosa di un report sul definanziamento del Ssn che la Fondazione consegna idealmente al nuovo governo in vista della prossima Legge di Bilancio. «Nell’ultimo decennio» riassume il presidente del Gimbe, Nino Cartabellotta (foto) «tutti i Governi hanno contribuito a sgretolare il Servizio sanitario, la maestosa opera pubblica costruita per tutelare la salute delle persone».

In termini assoluti, riferisce il report, il finanziamento pubblico è aumentato in 10 anni di 8,8 miliardi di euro, per una crescita media dello 0,9% annuo (a fronte di un’inflazione media annua dell’1,07%). Il Def 2019 – il Documento di economia e finanza – ha ridotto progressivamente il rapporto spesa sanitaria/Pil dal 6,6% nel 2019-2020 al 6,5% nel 2021 e al 6,4% nel 2022. L’aumento del fabbisogno sanitario nazionale per gli anni 2020 (+2 miliardi) e 2021 (+1,5 miliardi) è subordinato alla stipula tra Governo e Regioni del Patto per la Salute 2019-2021, tuttora al palo. I dati aggiornati al luglio 2019 dimostrano che l’Italia si attesta sotto la media Ocse sia per la spesa sanitaria totale (3.428 dollari procapite contro 3.980) sia per quella pubblica (2.545 dollari contro 3.038). Nel periodo 2009-2018 l’incremento percentuale della spesa sanitaria pubblica si è attestato al 10%, rispetto a una media OCSE del 37%.

«Le prime dichiarazioni del neo ministro della Salute» continua Cartabellotta «non lasciano dubbi sulla volontà di preservare e rilanciare una sanità pubblica e universalistica e di rifinanziare il Ssn». Tuttavia, osserva il rapporto, il Programma di governo e il discorso per la fiducia alle Camere del premier Conte contengono solo un generico impegno a difendere la sanità pubblica, senza prevedere esplicitamente il rilancio del finanziamento. «In tal senso» osserva Cartabellotta «la prima cartina al tornasole è rappresentata dall’imminente Nota di aggiornamento del Def 2019: se si volesse attuare la cosiddetta “Quota 10” proposta dal Partito Democratico (10 miliardi di investimenti aggiuntivi nei prossimi 3 anni) occorrerebbe incrementare il rapporto spesa sanitaria/Pil di almeno lo 0,2-0,3% per ciascuno degli anni 2020-2022».

La Fondazione lancia dunque un appello al nuovo Governo e chiede di:

  1. Prendere reale consapevolezza che il rilancio della sanità pubblica richiede volontà politica, investimenti rilevanti, un programma di azioni a medio-lungo termine e innovazioni di rottura.
  2. Accelerare la stipula del Patto per la Salute 2019-2021, per non perdere il finanziamento aggiuntivo già assegnato dall’ultima Legge di Bilancio.
  3. Rilanciare la mozione già elaborata dalla commissione Affari Sociali della Camera, che richiede al Governo di adottare iniziative per mettere in sicurezza le risorse per la sanità pubblica.
  4. Definire un piano di rifinanziamento del Ssn che, nonostante le criticità della finanza pubblica, dovrebbe già trovare riscontri oggettivi sia nella Nota di aggiornamento del Def 2019, sia nella prossima Legge di Bilancio.

5. Mettere in campo in maniera tempestiva e integrata tutte le azioni per aumentare il ritorno in termini di salute delle risorse investite in sanità: dalla ridefinizione del perimetro dei Lea secondo principi di efficacia e costo-efficacia all’integrazione della spesa sanitaria con la spesa sociale di interesse sanitario; dalla revisione delle detrazioni/deduzioni per spese sanitarie e contributi versati a fondi sanitari integrativi, al