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Mascherina 1522, il caso di Oristano e le solite “sviste” della stampa

23 Settembre 2021

Due ragazzine entrano in farmacia, domandano una mascherina 1522 e da quella richiesta di aiuto scatta un’indagine per violenza su minore che porta all’arresto di un 60enne. E’ la notizia di cronaca rimbalzata ieri dalla stampa sarda fino ai grandi quotidiani nazionali, anche se la vicenda risale a qualche mese fa: una 17enne e la sua amica si rivolgono a una farmacista di Oristano con la frase in codice, la dottoressa capisce immediatamente e le fa accomodare nel suo ufficio sul retro. Le ascolta e quindi, avvisa la polizia che avvia le indagini.

Alla loro conclusione finisce in manette un 60enne, amico di famiglia al quale era stata affidata la 17enne e che da otto anni abusava di lei. Storia a lieto fine dunque, con la farmacia ancora una volta protagonista nel ruolo di presidio non soltanto sanitario ma anche sociale. Pur con alcuni distinguo, opportuni soprattutto per ciò che alcuni giornali hanno scritto.

La mascherina 1522, per esempio: il numero è quello del servizio di ascolto istituito dalla presidenza del Consiglio dei ministri, al quale rispondono operatrici specializzate che indirizzano le vittime ai centri antiviolenza sul territorio. Qualche quotidiano, per spiegare la genesi della frase in codice, ha tirato in ballo il protocollo firmato nell’aprile 2020 da ministero delle Pari opportunità e Fofi (più Federfarma e Assofarm), ma è un’inesattezza perché in realtà quell’intesa non parlava di mascherine bensì impegnava le farmacie a pubblicizzare il numero verde (e a indirizzare a quel centralino eventuali richieste di aiuto).

La verità è che l’idea della frase in codice è nata all’estero con il primo lockdown e ha poi cominciato a circolare anche in Italia. Ma a parte qualche iniziativa locale (come questa degli ordini livornesi di avvocati e farmacisti) non c’è nessuna linea guida codificata a livello nazionale, come precisò già un anno fa l’associazione DiRe – Donne in rete contro la violenza. E infatti, alcune simulazioni condotte durante il primo lockdown in qualche farmacia (con un’attrice che simulava una richiesta di aiuto) rivelarono che non tutti i farmacisti sapevano interpretare la frase in codice.

Bravissima quindi la farmacista di Oristano che ha avuto prontezza di spirito e freddezza, prestino invece attenzione i suoi colleghi di tutta Italia perché l’eco ricevuta dalla notizia potrebbe suggerire ad altre vittime di seguire l’esempio e utilizzare lo stesso codice nella farmacia vicino a casa.