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Convenzione, rotta la trattativa. Ecco le proposte della Sisac contestate

23 Dicembre 2020

E’ rottura al tavolo negoziale per il rinnovo della Convenzione con il Ssn. A decretarla, dopo l’incontro che ieri ha rimesso di fronte dopo una lunga pausa Sisac e farmacie del territorio, sono state le due delegazioni di Federfarma e Assofarm, che non hanno gradito l’ultima bozza di accordo formulata dalla parte pubblica. «Il nuovo testo» scrivono le due organizzazioni in una nota diffusa ieri «modifica accordi già raggiunti in oltre due anni di lavoro e vanifica le laboriose negoziazioni condotte dalle rappresentanze delle farmacie».

L’accusa che Federfarma e Assofarm rivolgono alla Sisac, in sostanza, è di essersi rimangiata gli impegni assunti negli incontri precedenti, quando i due sindacati erano riusciti a far passare diverse correzioni alla prima bozza di convenzione. Il nuovo testo, invece, contiene disposizioni che «penalizzano in modo particolare il ruolo delle farmacie rurali e negano dignità al modello della farmacia dei servizi, evidenziando un’assoluta mancanza di considerazione per il ruolo svolto dai farmacisti nell’attuale emergenza sanitaria».

Per quanto concerne le farmacie rurali, l’ultima bozza della Sisac rivede estesamente il modello a punteggi elaborato in origine da Federfarma per la quantificazione dell’indennità di residenza: la proposta delle Regioni, in sostanza, riduce i punti attribuiti al fatturato per le fasce più alte ed esclude del tutto dall’indennità le farmacie rurali con giro d’affari annuale sopra i 600mila euro.

A proposito di farmacia dei servizi, invece, l’indicazione che arriva dalla parte pubblica è di rimandare buona parte della contrattazione al livello regionale: i parametri fissati dalla convenzione nazionale per la remunerazione delle prestazioni, dice la bozza della Sisac, diventano soltanto indicativi e in ogni caso la remunerazione non potrà essere superiore alle tariffe previste dal Nomenclatore della specialistica ambulatoriale, con la sola eccezione delle farmacie rurali.

Interamente riscritto, infine, l’articolo relativo alla dpc, in termini che appesantiscono nettamente la competenza regionale: i governi locali, in sostanza, possono inserire nella distribuzione per conto anche farmaci non presenti nel Pht (purché rispettino le condizioni previste dalla 405/2001) e con farmaci ospedalieri che siano compatibili con la dispensazione territoriale. Federfarma e Assofarm hanno definito «irricevibile» la bozza «pur manifestando, per l’ennesima volta, la propria disponibilità ad un confronto franco e produttivo».