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Gimbe: vaccinazioni a chiamata se si vogliono dare i “resti” alle farmacie

2 Ottobre 2020

Se l’intenzione è davvero quella di destinare alle farmacie del territorio, per la domanda privata, le dosi di vaccino antinfluenzale “avanzate” dalla somministrazione alle categorie a rischio, allora è indispensabile che le Regioni procedano in modo celere e mediante «chiamata attiva», altrimenti i farmacisti vedranno i vaccini soltanto a gennaio. E’ l’avvertimento lanciato dal presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta (foto), dopo le parole rilasciate l’altro ieri dal viceministro alla Salute Sileri alla trasmissione tv Porta a Porta: di solito, aveva detto il rappresentante del Governo, l’adesione alle campagne antinfluenzali è bassa, gli anziani che si vaccinano sono poco più del 50%; «si potrebbe quindi dare una quota di vaccini alle farmacie per la vaccinazione in regime non rimborsato».

Per Cartabellotta, sentito dai giornalisti a margine del Forum Sistema Salute in corso a Firenze, il “ristorno” sarà però possibile solo se «le campagne vaccinali per le popolazioni a rischio saranno tempestive e con chiamata attiva». Il presidente del Gimbe ha fatto l’esempio della Toscana: «La Regione ha acquistato dosi per coprire il 75% della popolazione a rischio» ha ricordato Cartabellotta «quindi non ha dosi in più da distribuire alle farmacie». Di conseguenza, a queste ultime potranno essere ceduti soltanto i vaccini «che non dovessero essere utilizzati dai cittadini delle fasce a rischio. Ma se questo non viene fatto in maniera tempestiva e soprattutto organizzata, c’è il rischio che le farmacie poi ricevano i vaccini a gennaio, quando ormai saranno inutili».

Intanto i segnali che arrivano dalle regioni dove la campagna vaccinale sta per aprirsi riferiscono di livelli di adesione ben superiori al passato e ai valori riferiti da Sileri. «Le prenotazioni ricevute dai mmg» afferma la Fimmg in una nota «sono cresciute dal 52% dello scorso anno all’80-90% di quest’anno. In diverse regioni, Campania e Lazio in testa, è già partita la distribuzione del vaccino alle Asl e tra i medici di base c’è massima adesione».

In effetti, il conto alla rovescia è già iniziato un po’ dappertutto. «Pronta la più grande campana vaccinale antinfluenzale mai fatta fino a oggi» recita una nota diffusa ieri dalla Calabria «sono 600mila le dosi acquistate, il doppio della stagione passata, che saranno messe a disposizione dei cittadini dalla prossima settimana». Campagna presto al via anche in Puglia, dove la Regione ha acquistato con gara centralizzata (e gestita dall’Asl di Bari) 2,1 milioni di dosi di antinfluenzale. «I vaccini sono pronti per la distribuzione» spiega all’Ansa Pierluigi Lopalco, assessore alla Sanità in pectore «da domani alcune aziende sanitarie e ospedaliere partiranno con la vaccinazione degli operatori sanitari. Nei prossimi giorni cominceranno i medici di Medicina generale, non senza una opportuna campagna informativa».

Più di 260mila, invece, i vaccini antinfluenzali acquistati dalla Regione Umbria: «Di questi» spiega in un comunicato pubblicato ieri l’assessore alla Salute, Luca Coletto «173mila sono per i soggetti che hanno superato i 65 anni di età, 83mila per gli assistiti a rischio a causa di patologie o condizioni varie, comprese alcune specifiche attività lavorative, e altri 6mila per i bambini di età compresa tra 6 mesi e 3 anni». Di conseguenza, conclude Coletto, «l’obiettivo di vaccinare il 75% della popolazione a rischio è alla nostra portata, considerato che i soggetti potenzialmente coinvolti sono circa 256 mila, tra over sessantacinquenni, bambini sotto i 6 anni, operatori sanitari e altre categorie».

Campagna ormai prossima al via anche in Lombardia, dove ieri la Regione ha smentito gli allarmi dei medici di famiglia sull’insufficienza delle forniture acquistate. «La campagna antinfluenzale 2020/2021 partirà la seconda metà di ottobre» ha dichiarato l’assessore alla Salute, Giulio Gallera «e i vaccini acquistati sono sufficienti per garantire la copertura delle categorie previste dalle indicazioni nazionali. Si partirà, rispettando l’ordine di priorità, con le persone fragili con più patologie definite dal Ministero della Salute, gli Over 60, il personale sanitario, le donne gravide e i bambini fino a 6 anni».

Soddisfatto delle notizie che arrivano dalle Regioni il ministro della Salute, Roberto Speranza, che rivolge anche un pensiero alle farmacie: «Le Regioni hanno fatto uno sforzo enorme, penso che dobbiamo affrontare e risolvere nel tempo più breve possibile anche la questione delle farmacie in condivisione con le Regioni. Secondo me ci sono le condizioni».