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Remunerazione, i paletti delle aziende. Haüsermann: insieme contro la diretta

25 Giugno 2020

Troverebbe ancora il no dell’industria una riforma della remunerazione che vada a impattare sui prezzi ex factory e sui prezzi al pubblico. E’ l’avvertimento che i produttori rivolgono a Federfarma dopo le recenti dichiarazioni del suo rieletto presidente, Marco Cossolo, sul programma del sindacato per il nuovo triennio, che mette in cima all’agenda la nuova remunerazione. Latore Enrique Haüsermann, presidente di Assogenerici, che a Fpress spiega le ragioni degli industriali.

Presidente, Federfarma torna alla carica sulla remunerazione e dice di voler riprendere al più presto l’interlocuzione con la parte pubblica. La vostra posizione qual è?
Resta quella che formulammo ormai un anno fa, nel luglio 2019, nella riunione che sul tema venne organizzata dal ministero della Salute alla presenza delle sigle della filiera. Una posizione semplice, condivisa con i colleghi di Farmindustria: siamo contrari a qualsiasi proposta di riforma della remunerazione che abbia conseguenze sulle quote di spettanza dell’industria e sul prezzo al pubblico. Abbiamo faticosamente raggiunto un equilibrio tra ricavi dell’industria e spesa farmaceutica, romperlo sarebbe un’imprudenza e poi i prezzi dei farmaci in Italia non sono ulteriormente comprimibili.

Rispettare il prezzo ex factory a monte, non toccare il prezzo al pubblico a valle. Vuol dire che farmacie e grossisti la riforma se la devono giocare soltanto sulle loro quote…
E’ così, e ovviamente ci guardiamo bene dall’esprimere il nostro pensiero, la partita riguarda soltanto la distribuzione. Vorrei però dire che secondo me se vogliono recuperare la loro marginalità le farmacie dovrebbero imboccare altre strade.

Quali?
Industria e farmacie dovrebbero avviare una seria discussione sulle strategie da mettere in atto per spostare i farmaci senza brevetto, o una loro selezione, dalla diretta alla dpc e alla convenzionata. Occorre lavorare a una proposta equilibrata che sfrutti gli avanzi registrati dalla spesa di fascia A, che quest’anno si aggirano sugli 800-900 milioni di euro. Ne guadagnerebbero gli assistiti, che troverebbero i farmaci sotto casa anziché doversi recare fino alla Asl, e ne beneficerebbero anche le farmacie, che migliorerebbero la loro sostenibilità.

Siamo sinceri, però: già in passato ci avete provato, ma le Regioni non si sono mosse di un millimetro. C’è voluto covid per convincerle a spostare qualcosa dalla diretta alla dpc…
E infatti questa è proprio l’occasione da afferrare. Non si tornerà alla normalità tanto in fretta, le Regioni quindi dovrebbero essere sensibili a proposte dirette a semplificare l’accesso al farmaco da parte dei pazienti, senza rompere l’equilibrio raggiunto dalla convenzionata ma soltanto attingendo ai suoi avanzi. Discutiamo noi e Federfarma per mettere a punto una proposta da presentare ai governatori.