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Rinnovo della convenzione, le bocciature della Sisac alle proposte di Federfarma

9 Novembre 2019

Nove respinte e due promosse. E’ il trattamento riservato dalla Sisac alle proposte-chiave che Federfarma e Assofarm avevano presentato a luglio, in risposta alla piattaforma negoziale di parte pubblica con cui, un anno prima, si era aperta la trattativa per la nuova convenzione. Il conteggio arriva dal “fact-checking” condotto da FPress con la tabella che segue, nella quale abbiamo messo a confronto i contenuti salienti dell’ultima bozza firmata Sisac con le richieste dei due sindacati.

Come si può vedere, a parte i due capitoli dedicati ai tempi di pagamento e alle indennità per i rurali (dove le proposte di Federfarma e Assofarm sono state sostanzialmente accolte), la Sisac ha bocciato una buona parte delle proposte avanzate dai due sindacati.

E non solo: la nuova bozza getta un pesante punto interrogativo su altri due importanti fronti di lavoro delle farmacie pubbliche e private, quelli su remunerazione e sperimentazione della farmacia dei servizi. Per quanto concerne la prima, la proposta avanzata con la piattaforma da Sisac e Regioni di poter dirottare sul canale dpc anche i farmaci extra-Pht (cioè della convenzionata) finisce di fatto per vanificare l’eventuale passaggio al sistema misto: a che pro abbracciare una remunerazione che congela la marginalità Ssn (a scendere ma anche a salire) quando le Regioni possono aggirarla spostando farmaci in dpc, che resta (remunerazione compresa) di competenza esclusiva delle Regioni?

Dilemmi anche sulla farmacia dei servizi: il protocollo per la sperimentazione triennale approvato dalla Stato-Regioni non fa cenno ai severi requisiti elencati dalla bozza di convenzione (a seconda dei casi, almeno nove metri quadri di area dedicata, servizi, lettino e altro ancora) ma è legittimo chiedersi quali scelte faranno le Regioni coinvolte nella sperimentazione quando dovranno emanare le disposizioni di loro competenza. Verranno riproposti gli stessi requisiti strutturali, almeno per quei servizi di rilevanza clinica (come la telemedicina, per esempio)? Non resta che restare alla finestra e aspettare che Federfarma (e Assofarm) dicano qualcosa.