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Ristoro mascherine, fanno discutere le sanzioni prospettate da Arcuri

29 Giugno 2020

Soltanto dopo il 30 giugno, una volta esaurite le scorte di magazzino, le farmacie potranno cominciare a chiedere il ristoro di quanto speso oltre i 40 centesimi per l’acquisto delle mascherine vendute a “prezzo politico” (50 cent più iva). E dovranno prestare la massima attenzione alla correttezza della documentazione allegata alla richiesta, perché il commissario all’emergenza covid, Domenico Arcuri, effettuerà controlli a campione. E nel caso dovessero emergere irregolarità su più del 20% delle richieste, i rimborsi non avranno luogo.

Sono le indicazioni che arrivano dall’incontro dell’altro ieri tra lo stesso Arcuri e le farmacie per definire i dettagli delle procedure di ristoro previste dal Protocollo d’intesa del primo maggio e dall’Addendum di due settimane dopo. A riassumerle una circolare diffusa ieri da Federfarma, che ha acceso subito un’animata polemica sui social più frequentati dai farmacisti titolari. A una parte dei quali non è piaciuto per niente il tono con cui è stato messo sul tavolo il tema sanzioni: sono riaffiorati vecchi rancori (molti titolari non hanno mai digerito le dichiarazioni del commissario contro gli speculatori di mascherine, in cui si sentivano coinvolti) e qualcuno ha anche proposto di buttare nel cestino le richieste di rimborso.

Emotività a parte, dall’incontro arrivano anche nuove istruzioni sulle procedure da seguire. Le farmacie, per cominciare, potranno inviare le richieste di rimborso (a Promofarma, tramite nota di debito) soltanto dopo il 30 giugno. Con tale data, infatti, termina il periodo di garanzia nel quale le farmacie sono autorizzate ad acquistare le mascherine a un prezzo superiore ai 40 centesimi. Le domande di ristoro, quindi, potranno essere presentate soltanto quando le farmacie avranno interamente esaurito tali forniture, con la data d’ingresso in magazzino certificata dalla fattura di acquisto e dal ddt.

«Le farmacie» avverte la circolare «sono pertanto invitate a non procedere all’emissione di alcun documento contabile e, qualora lo avessero già fatto, attendere le istruzioni in arrivo». In ogni caso, anticipa Federfarma «il documento contabile che dovrà essere emesso da parte delle farmacie interessate al ristoro sarà una nota di debito fuori campo iva, veicolata attraverso il Sistema di interscambio (Sdi) con il xml della fattura elettronica».