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Vaccino Pfizer, le borse termiche e la lettera di Arcuri sulla logistica

19 Novembre 2020

Per il trasporto del suo vaccino contro covid, Pfizer ha messo a punto un modello speciale di borsa refrigerante con pareti rivestite di ghiaccio secco, che possono accogliere fino a 5mila dosi e conservarle alla temperatura prescritta fino a un massimo di dieci giorni. E dal momento in cui le fiale vengono estratte dai loro contenitori speciali, ci sono soltanto sei ore di tempo per effettuare l’inoculazione, oppure cinque giorni se dalla borsa refrigerante vengono immediatamente trasferite in frigoriferi che mantengono temperature tra i 2 e gli 8°C, come quelli delle farmacie.

Il riassunto della sfida logistica che i Paesi europei dovranno affrontare quando cominceranno ad arrivare le prime forniture del vaccino di Pfizer arriva dall’Inghilterra, dove si sta lavorando già da alcune settimane all’organizzazione del percorso distributivo. Se e in quale modo le farmacie del territorio saranno coinvolte nella vaccinazione è ancora oggetto di discussione tra il Nhs e le organizzazioni di categoria, ma è già certo che a partecipare saranno soltanto alcune farmacie (selezionate per requisiti e collocazione geografica) e i farmacisti potranno essere chiamati a somministrare – assieme a medici e infermieri – anche nei centri vaccinali che le autorità sanitarie locali predisporranno in ogni contea.

 

 

In Italia invece si è cominciato a lavorare all’organizzazione logistica soltanto da alcuni giorni e l’altro ieri il commissario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri, ha inviato alle Regioni una richiesta di informazioni per predisporre il «piano di fattibilità» della prima somministrazione: nella lettera, riportata da Quotidiano Sanità, Arcuri fa esplicito riferimento alle borse termiche di cui s’è detto in apertura (saranno messe a disposizione dal fornitore, è specificato) e ai tempi ristrettissimi per il suo utilizzo. E per tale motivo chiede alle Regioni di individuare, in ogni provincia, «idonee strutture capaci di rispettare i vincoli quanto alle caratteristiche di consegna, conservazione e somministrazione».

In particolare, il commissario chiede di conoscere, per ogni provincia, i presidi ospedalieri dove il vaccino può essere «consegnato e somministrato» in 15 giorni ad almeno duemila persone delle fasce target (o più persone ma con multipli di 1.000), i numeri del personale operante al suo interno, a qualunque titolo, e il numero di personale sanitario e sociosanitario operante nel territorio che potrà raggiungere il presidio ospedaliero in non più di 30-60 minuti. Sempre per ogni provincia, le Regioni dovranno anche  comunicare numero e denominazione dei presidi residenziali per anziani in attività, personale e ospiti presenti e distanza dai presidi ospedalieri più vicini.

Il piano, scrive Arcuri, è infatti quello di somministrare il vaccino «direttamente nelle strutture ospedaliere e, tramite unità mobili, nei presidi residenziali per anziani», almeno in questa prima fase. Le farmacie, come ha già detto il commissario l’altro giorno a Porta a Porta, al momento non distribuiranno.