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AstraZeneca, il Ministero: raccomandato over 60, ma indicazioni non cambiano

8 Aprile 2021

Si raccomanda «un uso preferenziale» del vaccino AstraZeneca nelle persone di età superiore ai 60 anni. E’ quanto recita la circolare diramata nella nottata di ieri dal ministero della Salute, poche ore dopo la conferenza stampa con cui l’Ema – nel pomeriggio – aveva comunicato gli esiti della revisione condotta sul vaccino anglo-svedese (vedi articolo sotto). In ogni caso, come aveva spiegato in serata il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli (foto), la circolare non modifica le indicazioni d’uso, che rimangono quelle dell’Aic: somministrazione nei pazienti dai 18 anni in su. «I rari casi di coaguli di sangue associati a bassi livelli piastrinici» ha ricordato Locatelli «risultano superiori all’atteso fino ai 60 anni, ma inferiori al di sopra di tale età. La maggior parte di questi eventi è avvenuta 14 giorni dopo la prima somministrazione. L’Ema ha dichiarato che non ci sono fattori di rischio identificati».

«Il vaccino AstraZeneca» ha aggiunto Nicola Magrini, direttore generale dell’Aifa «resta utilizzabile per tutta la popolazione, rimborsato per tutti e con benefici superiori ai potenziali rischi». Sulla stessa linea il direttore generale della prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza: «Ricordiamo che AstraZeneca è un buon vaccino: nel Regno Unito ha abbattuto il tasso di mortalità in maniera eccezionale. Il vaccino resta valido e utilizzabile per tutte le età».

Sempre nella serata di ieri, il commissario straordinario per l’emergenza covid Francesco Figliuolo ha comunicato alle Regioni che già da oggi i sistemi di prenotazione consentiranno la prenotazione del vaccino AstraZeneca anche alle persone di età compresa tra i 60 e i 79 anni. «Si tratta di una platea di circa 13,6 milioni di persone» ha detto il generale «delle quali oltre 2,2 milioni hanno già ricevuto la prima dose». La raccomandazione del Ministero, ha poi aggiunto, non avrà impatti sul piano vaccinale né sugli approvvigionamenti in corso, che prevedono per aprile consegne superiori del 15-20% rispetto alle previsioni.

Nonostante le rassicurazioni, il timore dei governi regionali è che l’ulteriore aggiornamento in corsa delle regole possa rallentare la campagna vaccinale, ancora ben lontana dal target delle 500mila somministrazioni al giorno. I numeri, ricorda l’Ansa, dicono che a oggi sono 8 milioni gli italiani vaccinati con la prima dose e 2.294.203 quelli che hanno ricevuto l’Astrazeneca.

Una buona parte di questi sono under 60, quindi andrà deciso in fretta cosa fare con i richiami, che secondo le indicazioni dell’Aifa devono seguire la prima dose a non più di tre mesi: verrà comunque somministrato il vaccino anglo-svedese a tutti oppure solo agli over 60, mentre ai più giovani (personale scolastico, forze armate, forze di polizia, categorie prioritarie) si provvederà con qualcos’altro? «Al momento non ci sono elementi per scoraggiare l’utilizzo della seconda dose» ha detto Locatelli «è probabile dunque che chi ha già fatto la prima dose riceverà anche la seconda, indipendentemente dall’età. Ma è la stessa Ema a non escludere l’ipotesi di un mix tra vaccini diversi».

Non va sottovalutato, poi, il calo di fiducia da parte degli assistiti. In Lombardia, spiega Carlo Signorelli, componente lombardo del Cts, un 15-16% di prenotati non si è presentato. E all’Asl Napoli 1, martedì, su 4mila prenotati 800 hanno disertato la vaccinazione. «Rischiamo di avere vaccini che non riusciamo a inoculare, perché la gente non li vuole» osserva il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga: nei frigoriferi delle Regioni ad oggi ci sono almeno 1,8 milioni di dosi di Astrazeneca ed è per questo che Figliuolo vuole accelerare le somministrazioni ai 60-79 anni.

Intanto però per il governatore del Veneto Luca Zaia il rischio è che nel prossimo mese «si andrà avanti solo con le seconde dosi». Intanto rimane incerta la programmazione delle prossime forniture: Astrazeneca ha già fatto sapere che il 14 aprile consegnerà il 50% di quanto previsto, 175 mila dosi anziché 340 mila (che dovrebbe però reintegrare tra il 16 e il 23 aprile). Pfizer ha terminato la distribuzione di un altro milione e mezzo di dosi, che serve però solo a dare ossigeno ai territori, mentre Moderna dovrebbe consegnare non prima di fine settimana. E Johnson & Johnson ha comunicato che il 16 non manderà più di 400mila dosi.