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Assosalute: stagione covid-influenza, un italiano su due preoccupato

25 Settembre 2024

La prossima stagione influenzale preoccupa un italiano su due, spaventato dalla possibilità che i virus possano essere particolarmente aggressivi e contagiosi, come è avvenuto lo scorso anno. Tuttavia, l’attenzione verso il Covid-19 sembra essersi ridotta, nonostante due italiani su tre riconoscano che il virus è ancora presente e che potrebbe ripresentarsi con nuove varianti. Secondo una ricerca condotta da Human Highway per Assosalute, il 51,6% della popolazione considera oggi il Covid-19 una “normale infezione virale”, un dato quasi raddoppiato rispetto al 2023, quando solo il 27% equiparava il virus all’influenza.

Il 43% degli italiani ritiene di aver acquisito maggiore resistenza ai virus stagionali, ma permane la preoccupazione per le conseguenze del Covid-19 sulla salute delle persone più vulnerabili. Il 59% degli intervistati, specialmente gli over 55 e over 65, teme per la salute dei familiari più fragili, con le donne che dimostrano una maggiore preoccupazione sia per i rischi diretti sulla salute sia per l’impatto della malattia sulla vita quotidiana.

Durante l’evento stampa “Tra vecchie e nuove ‘influenze’: come il Covid-19 influenzerà ancora la diffusione e la gestione dei virus stagionali”, Fabrizio Pregliasco (direttore sanitario dell’Irccs Ospedale Galeazzi Sant’Ambrogio di Milano) ha sottolineato come la stagione delle infezioni respiratorie non si sia mai davvero conclusa. «Anche in estate, a causa degli sbalzi termici, i contagi non sono mai scesi sotto la soglia critica, con infezioni causate non solo da virus influenzali, ma anche da virus respiratori sinciziali, rinovirus, metapneumovirus e parainfluenzali, oltre al contributo del Covid-19 e di alcuni batteri che hanno causato problemi polmonari». Pregliasco prevede che anche la prossima stagione sarà intensa, simile a quella del 2022, con circa 14,5 milioni di casi di influenza e infezioni respiratorie, tra cui il SARS-CoV-2. «Ci aspettiamo una presenza importante del Covid-19 in autunno, con la variante Xec che è immunoevasiva».

L’indagine di Human Highway rivela che il 49,3% degli italiani, in caso di malessere, preferisce riposare, assumere farmaci da banco e consultare il medico solo se dopo tre giorni non si osservano miglioramenti. Le donne, in particolare, sono più inclini all’uso di medicinali da automedicazione (57%), mentre gli uomini preferiscono contattare il medico (42,5%). Gli over 65, invece, tendono a rivolgersi immediatamente al medico di base e attribuiscono maggiore importanza alla vaccinazione antinfluenzale.

L’indagine evidenzia inoltre che il 40% degli italiani ritiene corretto effettuare un tampone antigenico in caso di sintomi influenzali, con i giovanissimi (18-24 anni) e la fascia 55-64 anni più favorevoli a questa pratica. Tuttavia, il 24,1% degli intervistati ritiene non necessario eseguire il test.

Riguardo alla vaccinazione, Pregliasco raccomanda la doppia vaccinazione, per Covid-19 e influenza, soprattutto per le persone fragili. Nonostante l’aumento delle vaccinazioni antinfluenzali negli ultimi anni, si osserva una flessione nel trend. Il 34% degli intervistati ha dichiarato l’intenzione di vaccinarsi, mentre il 47% non lo ritiene probabile.

Il medico di base rimane una figura di riferimento per il 60% degli italiani, mentre cresce il ricorso ai farmaci da banco (25,5%) e la richiesta di consiglio al farmacista (17,8%). Le donne mostrano una maggiore autonomia nella gestione dei sintomi, mentre gli uomini tendono a cercare consigli su Internet o da amici. Tra i giovani, l’uso di Internet per ottenere informazioni è particolarmente diffuso (28,6%).

I farmaci di automedicazione, riconoscibili dal bollino rosso sulla confezione, si confermano come il rimedio più utilizzato dagli italiani per affrontare i sintomi influenzali, scelti dal 64% della popolazione. Tuttavia, il 15% degli italiani, e il 24% dei giovani tra i 18 e i 24 anni, crede ancora che l’antibiotico sia la soluzione più efficace contro le infezioni virali, sebbene l’uso di questi medicinali sia in calo.