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Bpco, dai medici di famiglia della Simg allarme su “sommerso”

28 Novembre 2025

La bpco colpisce il 5,6% della popolazione adulta, 3,5 milioni di italiani circa, e da sola vale oltre il 55% dei decessi attribuiti alle malattie respiratorie. Ma ciò che più conta, una quota rilevante di pazienti resta sommersa, senza diagnosi o con una diagnosi tardiva, quando la malattia è già in fase avanzata e spesso si manifesta con una riacutizzazione che porta in ospedale. A lanciare l’allarme la Simg, Società italiana di medicina generale, che dal suo 42° Congresso nazionale, in corso a Firenze fino a domani, invita a rafforzare il ruolo della mg nella diagnosi precoce e nella gestione territoriale della patologia.

Secondo la Simg, il problema principale resta l’emersione tardiva della malattia. Le fasi iniziali della bpco sono spesso silenziose o caratterizzate da sintomi aspecifici, come tosse persistente, espettorazione cronica, fiato corto o ridotta tolleranza allo sforzo, che non sempre vengono intercettati in tempo. «È proprio il sommerso che deve interrogarci, perché una diagnosi tempestiva può fare la differenza» sottolinea Andrea Zanché, responsabile Simg dell’area Cronicità «intercettare tosse persistente, espettorazione cronica, fiato corto o ridotta tolleranza allo sforzo significa modificare la storia della malattia, rallentandone la progressione e migliorando la qualità di vita».

La società scientifica dei mmg insiste sulla necessità di promuovere una ricerca attiva dei soggetti a rischio, un’anamnesi strutturata e l’uso di strumenti di screening semplici da impiegare in ambulatorio. «La diagnosi si basa soprattutto sulla spirometria, un esame rapido e non invasivo, imprescindibile per intercettare la malattia in fase precoce» aggiunge Zanché «per questo è molto importante disporre di strumenti diagnostici adeguati nei nostri studi, al fine di poter avviare subito trattamenti mirati e un’adeguata prevenzione, riducendo in modo significativo le riacutizzazioni e il ricorso ai ricoveri ospedalieri».

Sul versante terapeutico, la Simg chiede di semplificare l’accesso alle terapie inalatorie, oggi appesantito da vincoli prescrittivi che variano da Regione a Regione. «Un eccesso di burocrazia rischia di rallentare cure che dovrebbero essere immediate» evidenzia Alessandro Rossi, presidente Simg «il medico di famiglia deve poter gestire in modo completo e appropriato la terapia, in piena collaborazione con pneumologi territoriali e ospedalieri, evitando disuguaglianze di accesso e migliorando l’aderenza terapeutica». Rossi sottolinea inoltre la necessità di investire su un modello territoriale multiprofessionale e integrato, capace di garantire continuità assistenziale e personalizzazione delle cure: «Affinché ciò avvenga, serve investire sulla prossimità, semplificare i percorsi clinici, rafforzare la dotazione diagnostica negli studi dei medici di famiglia e valorizzare appieno le loro competenze. Il risultato consisterà in diagnosi precoci, terapie tempestive, appropriate e personalizzate».