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Case di comunità, dalla Camera mozione bipartisan a sostegno

16 Giugno 2022

Per raggiungere gli obiettivi indicati dalla Missione 6 del Pnrr, occorre sostenere la riorganizzazione dell’assistenza territoriale con «il potenziamento del fabbisogno del personale sanitario e amministrativo, con un’idonea copertura finanziaria e con una riforma delle disposizioni in materia di medici di medicina generale». È quanto si legge nella mozione approvata ieri dalla Camera per raccomandare al Governo alcuni punti fermi nella riforma delle cure primarie che dovrà passare da Case e Ospedali di comunità, Centrali operative territoriali e via a seguire.

Non manca, nel documento, un passaggio che ricorda il ruolo assicurato sul territorio dalle farmacie, che «rappresentano un elemento fondamentale e integrante del Servizio sanitario nazionale» perché la loro «rete capillare assicura quotidianamente servizi sanitari a presidio della salute, così come previsto dalla Farmacia dei servizi».

Si tratta però di un paragrafo quasi a se stante all’interno di un documento che, nelle altre pagine, non torna più a parlare di farmacie pur dedicando ampio spazio all’integrazione multiprofessionale e alla continuità dell’assistenza. E anzi sposa apertamente il modello delle Case di comunità, che «supera la sola logica “prestazionistica”» e concretizza «l’assistenza di prossimità e il luogo fisico al quale l’assistito può accedere per entrare in contatto con l’assistenza sanitaria».

In particolare, la mozione sostiene la necessità «una diversa organizzazione territoriale, che crei un filtro di alto livello e a indirizzo preventivo per ridurre in modo importante il fabbisogno sanitario per le patologie acute e cronico degenerative, attraverso la gestione precoce di molte patologie direttamente al domicilio del paziente». Da tale prospettiva, la gestione domiciliare «garantisce un’assistenza sanitaria, socio-sanitaria e sociale di alto livello» grazie anche alla telemedicina, che «appare finalmente matura per garantire servizi di alto livello per diagnosi, terapia e follow up di pazienti cronici anche in condizioni di scompenso cronico».

Occorre però, continua la mozione, che «i modelli di aggregazione rispondano alla logica della multidisciplinarietà e multiprofessionalità, per l’erogazione delle prestazioni in regime di convenzione e con obbligazioni di scopo e risultato, previa adeguata formazione del personale coinvolto». A tal fine, occorrono «l’effettiva integrazione, la presa in carico e l’omogeneità nell’erogazione dei servizi attraverso le aggregazioni tra medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali, infermieri, assistenti sociali, fisioterapisti, psicologi, medici di continuità assistenziale», così come serve «la continuità di cura e assistenza, la gestione 24 ore su 24 per le necessità di primo livello e primo soccorso (codici bianchi o verdi) e il contestuale mantenimento del rapporto di fiducia medico-paziente nell’intero percorso assistenziale».

Va poi promosso, «specie nelle aree interne e montane, nelle piccole isole, nelle zone di confine e nelle altre aree nelle quali le Case della comunità possano risultare distanti, il rafforzamento dello studio del medico di medicina generale, attraverso strumenti di prima diagnostica, rete e telemedicina e l’integrazione con figure professionali dipendenti dall’azienda sanitaria di riferimento, al fine di garantire un’assistenza di prossimità adeguata e non accrescere le diseguaglianze territoriali».

Occorre quindi «valorizzare la rete territoriale di assistenza e presa in carico del paziente anzitutto cronico, in modo da individuare i bisogni di cura anche attraverso attività di screening, nell’ambito di una sanità di prossimità imperniata sul coordinamento tra specialisti dei centri di riferimento e medici di medicina generale.

Rispetto agli obiettivi, prosegue la mozione, può essere proficuo «adottare meccanismi remunerativi innovativi, così da consentire il raggiungimento del migliore risultato clinico possibile al costo più adeguato, contemplando, al fianco della remunerazione in base alla quota capitaria e alla prestazione, anche la remunerazione per risultato clinico o di salute, così da attivare azioni corresponsabili e virtuose in relazione al risultato atteso».

Infine, appare opportuno «integrare, nelle Case di comunità, anche i Consultori familiari quali servizi territoriali, di prossimità, multidisciplinari, fortemente integrati con altri presidi socio-sanitari e caratterizzati da un approccio olistico alla salute».