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Fnopi: in Italia mancano 63mila infermieri. E sono pagati troppo poco

13 Maggio 2021

Rispetto alla media europea, in Italia mancano all’appello più di 63mila infermieri. E i salari risultano inferiori a quelli dei loro colleghi d’oltreconfine: «Siamo i meno pagati tra quelli degli Stati maggiormente industrializzati in Europa nel mondo occidentale» ricorda la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi), che a Firenze ha inaugurato un congresso itinerante con tappe in 20 città, per evitare assembramenti.

Mentre gli altri Paesi Ue dispongono di circa 1.000 infermieri ogni 100.000 abitanti, in Italia non si arriva a 600. E la carenza, dice il centro studi della Fnopi, si fa sentire in tutte le regioni: si va dagli oltre 9.000 professionisti mancanti in Lombardia ai quasi 7.000 nel Lazio, dai 6.300 in Campania ai 5.700 in Sicilia, dai 4.800 in Puglia ai 4.500 in Veneto, dai 4.000 in Piemonte ai 3.700 in Toscana.

Dall’ultimo contratto, ricorda poi la Fnopi, «si sono susseguiti numerosi blocchi del turnover per motivi economici, superati solo dai provvedimenti introdotti dal decreto Crescita del 2019». Nel 2020, con i provvedimenti e gli interventi in emergenza (in particolare il decreto Rilancio) si è prevista l’integrazione degli organici infermieristici: prima con contratti flessibili, poi, dal 2021, con contratti a tempo indeterminato. Tuttavia, osserva la Federazione degli ordini infermieristici «l’intervento è parziale e copre le necessità legate all’emergenza».

Oltre a questo, «uno dei problemi maggiori da affrontare è sicuramente quello delle retribuzioni. Oggi la figura dell’infermiere è inserita tra il “personale non dirigente”, anche se a molti infermieri sono affidati ruoli di coordinamento e di responsabilità. Occorre quindi istituire un’area infermieristica separata, in cui sia possibile riconoscere i diversi livelli di responsabilità e di merito e prevederne un’adeguata retribuzione».