La circolare del ministero della Salute che autorizza l’uso del remdesivir in ambito veterinario per il trattamento della peritonite infettiva felina (Fip) rappresenta un importante passo avanti, ma non basta. Ora occorre lavorare per l’autorizzazione del GS-441524, antivirale considerato dalla comunità scientifica internazionale il vero “game changer” nella cura di questa patologia.
È il messaggio che arriva dalla Fnovi, la Federazione nazionale degli ordini veterinari italiani, in una nota diffusa dopo la pubblicazione della circolare ministeriale firmata dal sottosegretario Marcello Gemmato. «La Federazione accoglie con soddisfazione questo risultato, atteso da anni da medici veterinari, volontari e famiglie» si legge nella comunicazione «ma è consapevole della necessità di continuare nell’impegno fin qui profuso».
I farmaci antivirali come remdesivir e GS-441524 hanno rivoluzionato la prognosi di questa patologia, portando il tasso di guarigione vicino al 100% nei casi trattati tempestivamente. Il remdesivir, già disponibile in diversi paesi extraeuropei e ora autorizzato in Italia per uso veterinario, è un profarmaco: una volta somministrato, si trasforma nel GS-441524, molecola attiva che inibisce la replicazione virale. Tuttavia, spiega Fnovi, il remdesivir presenta diversi limiti pratici. «La via di somministrazione endovenosa è complessa e richiede contesti assistenziali adeguati, mentre le somministrazioni sottocutanee o orali risultano meno efficaci. Il vero ostacolo però» sottolinea la Federazione «è il prezzo: una singola fiala può arrivare a costare 600 euro e un ciclo completo di trattamento può raggiungere i 10-20mila euro». Una spesa fuori portata per molte famiglie, che alimenta un fenomeno parallelo e rischioso: l’impiego “off-label” o l’acquisto clandestino di farmaci non autorizzati.
È qui che entra in gioco il GS-441524, principio attivo “vero” e non profarmaco, già utilizzato in modo regolare in numerosi Paesi come Stati Uniti, Australia, Giappone e Regno Unito. È disponibile in formulazioni orali, facile da somministrare anche a domicilio, estremamente maneggevole e praticamente privo di effetti collaterali. Soprattutto, il suo costo è notevolmente inferiore rispetto al remdesivir.
Fnovi lo definisce senza mezzi termini «un farmaco salvavita» e chiede che anche in Italia – e più in generale in Europa – se ne promuova l’autorizzazione e l’immissione in commercio. «Rendere legale l’accesso a questo trattamento significherebbe non solo salvare vite animali – scrive la Federazione – ma anche contribuire a contrastare il commercio illegale di medicinali, con tutti i rischi legali, fiscali e sanitari che ne derivano».