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Glp-1 per perdere peso, cresce l’allarme tra gli operatori sui rischi

22 Novembre 2025

Gli allarmi si moltiplicano e arrivano da fronti diversi – clinici, farmacisti, autorità sanitarie – ma puntano tutti nella stessa direzione: l’uso crescente e spesso inappropriato degli agonisti del GLP-1, i cosiddetti “farmaci sciogli-grasso”, richiede un deciso innalzamento della soglia di attenzione. A dare l’ultimo segnale, in ordine di tempo, sono stati anche i dati OsMed, che fotografano un forte aumento dei consumi negli ultimi mesi, spinto non solo dalle indicazioni terapeutiche legate a diabete e obesità, ma anche da un utilizzo sempre più disinvolto per finalità estetiche. Un fenomeno che preoccupa il mondo medico e quello della farmacia, chiamati a fronteggiare insieme una corsa che rischia di scivolare fuori controllo.

A ricordare cosa siano davvero queste molecole e a rimetterle nel giusto perimetro clinico è Riccardo Sarzani, ordinario di Medicina interna all’Università Politecnica delle Marche e direttore della Clinica medica e geriatrica dell’Irccs-Inrca di Ancona. «Parliamo di agonisti del recettore del GLP-1» spiega in un’intervista a Il Resto del Carlino «sostanze che imitano un ormone naturale prodotto dall’intestino per segnalare sazietà. A differenza del nostro peptide, che dura pochi minuti, queste molecole durano fino a una settimana, rallentano lo svuotamento gastrico e agiscono sul sistema nervoso centrale riducendo la fame». Una rivoluzione terapeutica, sottolinea Sarzani, ma a precise condizioni: «Bisogna distinguere la medicina dall’estetica. Questi farmaci servono a chi è obeso o in sovrappeso con fattori di rischio cardiovascolare. Sono farmaci che salvano la vita, riducendo ictus e infarti, non scorciatoie per chi vuole perdere tre chili prima dell’estate».

Il problema, però, è che la distinzione tra cura e scorciatoia si sta facendo sempre più labile. «Vediamo prescrizioni off-label fatte con leggerezza e consigli che arrivano da figure non mediche, come personal trainer o estetiste», avverte il clinico. Con il corollario più pericoloso: il mercato illegale online. «C’è gente che acquista da siti dubbi, senza alcun controllo di qualità. In un caso recente una donna credeva di aver comprato semaglutide e le hanno spedito insulina: è finita in coma ipoglicemico. È una follia pura». Da qui il monito: «I farmaci sono i migliori amici dell’uomo solo se prescritti da specialisti che conoscono il paziente».

Sul fronte delle farmacie, il termometro della domanda è affidato alle parole di Cecilia Possenti, presidente di Federfarma Ancona, che fotografa una pressione crescente ai banchi. «Il fenomeno è presente anche da noi ad Ancona, eccome», conferma. «Ogni giorno si presentano persone che provano a ottenerli senza ricetta, dicendo che “li prende un amico” o che “hanno letto su Google che fanno miracoli”». Una corsa alimentata dal passaparola e da una narrazione mediatica che trasforma i farmaci in oggetti di desiderio. «Anche i giornali femminili hanno la loro responsabilità nel mostrare il “prima e dopo” dei vip», osserva Possenti, «così scatta l’emulazione». Ma, ricorda, «la farmacia non è un supermercato della bellezza e i farmaci non sono caramelle». Oltre ai rischi clinici, c’è anche un problema organizzativo: «La richiesta è stata talmente alta che in passato si sono create carenze, tanto che la Regione aveva imposto il limite di una dose per ricetta. Ora la disponibilità è migliorata, ma questo non significa libero accesso». Il ruolo del farmacista diventa quindi, anche in questo caso, quello di argine e di filtro: «Io li do sotto ricetta medica, spesso con piano terapeutico. Dobbiamo fare informazione, essere educatori e spiegare che esistono percorsi diversi».

Che il confine tra uso terapeutico e abuso commerciale sia sottile lo dimostra anche quanto accaduto in Portogallo, dove un’endocrinologa è stata arrestata con l’accusa di aver prescritto Ozempic, Victoza e Trulicity a persone non diabetiche ma interessate solo a dimagrire. Secondo gli inquirenti, la dottoressa Graça Vargas avrebbe firmato oltre 65mila prescrizioni per 1.914 pazienti, inserendo diagnosi inventate per ottenere i rimborsi del servizio sanitario, coperti fino al 95% per il diabete di tipo 2. Il danno stimato per lo Stato è di circa tre milioni di euro. Un caso estremo, ma rivelatore di una deriva possibile: un sistema in cui il bisogno di dimagrire si trasforma in mercato, abuso e frode.

In questo contesto, i numeri OsMed sul boom dei consumi non sono solo una statistica, ma il segnale di un cambio di paradigma che va governato. Gli agonisti del GLP-1 rappresentano una svolta importantissima nella lotta all’obesità, malattia cronica e complessa, ma il loro successo rischia di diventare un boomerang se non viene accompagnato da regole chiare, appropriatezza prescrittiva e corretta informazione. Come sintetizza Sarzani: «L’obesità va curata seriamente, non con il fai-da-te o le mode». E come ribadisce Possenti: «Se dobbiamo perdere qualche chilo per la prova costume, serve un altro approccio». Il coro è unanime: servono attenzione, responsabilità e una rete tra medici e farmacisti per evitare che una grande opportunità terapeutica si trasformi nell’ennesima illusione pericolosa.