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Infermieri, Nursing Up lancia l’allarme: ricambio generazionale insufficiente

16 Settembre 2025

Professione infermieristica minata dalla disaffezione delle generazioni più giovani. È l’allarme proveniente dal sindacato Nursing Up, che riporta i dati più recenti del Mur sulle domande di accesso ai corsi di laurea di primo livello: 18.790 nel 2025 a fronte di 20.409 posti, in calo di oltre l’11% rispetto alle 21.178 del 2024 (per 20.435 posti).

«Questo dato sarebbe già gravissimo» commenta Antonio De Palma, presidente del Nursing Up «ma il nostro studio mostra che la realtà è ben peggiore. Perché ai numeri iniziali vanno sottratte due tipologie di defezioni, che ogni anno colpiscono il percorso degli studenti: tra il 9% e il 14% di chi si iscrive non si presenta nemmeno al test e un ulteriore 20% abbandona il percorso di Laurea “in itinere”».

Ogni 100 giovani che fanno domanda arrivano alla laurea in circa 66, ma una buona parte di loro sceglierà di non lavorare nel Ssn. Questo, osserva il sindacato, significa avere una «grande e pesante ipoteca» sul futuro, significa reparti senza infermieri. «E la tragica conseguenza di tutto questo è il crollo della qualità dell’assistenza, a cui la politica pensa di rimediare con figure surrogate e inadatte come quella dell’assistente infermiere o con eserciti di infermieri stranieri, che non conoscono la lingua e che saranno investiti delle responsabilità professionali dopo poche settimane di corso di italiano, come già accaduto».

Non solo: tra il 2026 e il 2030, dice ancora Nuring Up, andranno in pensione oltre 66mila infermieri. «Oggi sono 20.379 quelli che hanno 66 anni e che lasceranno il servizio entro un anno. Altri 46.054 invece, hanno tra i 61 e i 65 anni e saranno fuori dal Ssn entro il 2029, nella migliore delle ipotesi. Ma c’è da sottolineare che, tra questi ultimi, la maggioranza delle colleghe infermiere vanta una lunga anzianità di servizio, e questo aggrava la situazione parliamo di più del 50% di operatrici che raggiungerà i requisiti per la pensione di anzianità ben prima dell’età prevista per la pensione di vecchiaia. Altri 23mila professionisti, cioè, potrebbero scegliere di lasciare il servizio entro i prossimi due anni, sommandosi alle 20.379 uscite già previste per i pensionamenti di vecchiaia».

«Se non si interviene subito» conclude De Palma «l’Italia resterà senza il cuore pulsante del suo sistema sanitario. Non servono slogan, servono fatti, ma soprattutto non servono scelte pasticciate come quella dell’assistente infermiere (contro cui abbiamo presentato ricorso al Tar) ed è davvero controproducente minimizzare e starsene con le mani in mano, soprattutto da parte di chi ci rappresenta. Sono necessarie borse di studio aggiuntive, stipendi competitivi con l’Europa, condizioni di lavoro dignitose. Altrimenti i giovani continueranno a voltarsi dall’altra parte, e i cittadini si ritroveranno senza assistenza qualificata».