Non è tanto la qualità delle cure quanto la difficoltà di accedervi la vera emergenza che grava sul Servizio sanitario nazionale. A ribadirlo il Rapporto PIT Salute 2025 di Cittadinanzattiva, presentato l’altro ieri a Roma, che restituisce l’immagine di un Servizio sanitario nazionale in perenne affanno per quanto concerne liste d’attesa ed erogazione delle prestazioni. Le 16.854 segnalazioni raccolte nel 2024 dai Tribunali per i diritti del malato e dai Punti di intervento e tutela locali mostrano come quasi la metà dei cittadini che si rivolgono all’associazione denunci problemi di accesso: il 47,8%, una quota quasi raddoppiata rispetto al 2020
Il peso delle liste d’attesa emerge come la criticità più rilevante. Nel 70,2% dei casi le segnalazioni riguardano tempi troppo lunghi per ottenere esami e visite, seguite dai problemi nella fase di prenotazione e dal ricorso forzato all’intramoenia o al privato. I ritardi interessano l’intera filiera diagnostico-assistenziale: esami diagnostici, prime visite specialistiche e screening oncologici concentrano la maggior parte delle difficoltà, con tempi che, nelle testimonianze raccolte, arrivano a superare ampiamente i limiti previsti dai Lea. In questo contesto, la rinuncia alle cure cresce e cambia natura: nel 2024 quasi il 10% della popolazione dichiara di aver rinunciato a curarsi, e per la prima volta la causa principale non è economica ma organizzativa, legata proprio alle liste d’attesa.
Il rapporto segnala anche carenze nell’assistenza di prossimità e nel raccordo tra ospedale e territorio, con difficoltà che gravano in particolare sui pazienti cronici e sulle famiglie. È in questo spazio che, secondo la lettura civica proposta da Cittadinanzattiva, diventa strategico rafforzare i servizi territoriali capaci di intercettare una parte della domanda oggi bloccata o rallentata. Prestazioni di primo livello, attività di prevenzione, monitoraggio e supporto ai percorsi di cura potrebbero contribuire ad alleggerire la pressione su ambulatori e ospedali, offrendo risposte più rapide e accessibili.
La fotografia tracciata dal PIT Salute non propone soluzioni operative, ma individua chiaramente il bisogno: ridurre i colli di bottiglia dell’accesso e portare i servizi più vicino ai cittadini. In un sistema segnato da disuguaglianze territoriali e da tempi incompatibili con la tutela effettiva del diritto alla salute, il potenziamento della rete di prossimità – incluse le farmacie quando integrate nei percorsi del Ssn – appare una delle leve per rispondere alla domanda inevasa e sostenere le famiglie, in attesa che le riforme sulle liste d’attesa producano effetti concreti su tutto il territorio nazionale