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Medicina generale, le Regioni mettono a punto la loro proposta di riforma

24 Maggio 2025

Sarebbe pressoché pronto per essere consegnato al ministero della Salute il documento che raccoglie le proposte delle Regioni riguardo alla riforma della medicina generale. La novità sostanziale del nuovo documento — già condiviso informalmente con i presidenti regionali e atteso sul tavolo del ministro della Salute Orazio Schillaci — rimane il superamento del modello unico a convenzione: i medici di famiglia potranno scegliere se restare convenzionati o entrare nei ranghi della dipendenza, come dirigenti medici del Servizio sanitario nazionale. Una doppia via che punta a rendere finalmente esigibili le attività previste dal Pnrr nelle Case e Ospedali di comunità, finanziati con oltre tre miliardi.

Per i farmacisti, il cantiere che si riapre riguarda indirettamente l’asse fondamentale della sanità territoriale: la collaborazione professionale tra medico e farmacista. L’eventuale riforma non cambia solo l’inquadramento giuridico dei medici di famiglia, ma ridefinisce anche tempi e luoghi della loro attività, con effetti a catena sulla riorganizzazione dell’assistenza primaria. Case di comunità, debito orario settimanale, attività vincolate per legge e non più delegate alla contrattazione collettiva: la medicina generale si prepara a un riassetto che impatterà sul modello organizzativo della sanità di prossimità, lo stesso in cui la farmacia dei servizi è chiamata a operare.

Come FPress ha già scritto, l’urgenza di riformare la medicina territoriale era emersa con forza fin dal 2021, quando le stesse Regioni avevano prodotto un primo documento per superare le “criticità del convenzionamento”. Il progetto, però, si era arenato con la caduta del governo Draghi. Oggi le Regioni tornano alla carica, partendo dai principi originari della legge 833/78, che prevede l’assistenza primaria prestata da personale «dipendente o convenzionato». Con una differenza: nel nuovo assetto, anche i convenzionati saranno soggetti a «obblighi normativi cogenti» su orari e prestazioni, per garantire la piena funzionalità delle strutture Pnrr.

Tra i dieci punti del documento spunta anche l’ipotesi di accreditare gruppi di medici per operare nelle Case di comunità, un modello che potrebbe aprire la strada a logiche collaborative e integrate, anche con le farmacie, su scala più ampia. Altra novità: la formazione post-laurea dei medici di medicina generale, finora gestita a livello regionale, potrebbe essere ricondotta a un canale universitario, con l’obiettivo di uniformare competenze e preparazione professionale.

Per i farmacisti, che negli ultimi anni hanno guadagnato nuovi ruoli nel monitoraggio dell’aderenza terapeutica, nelle campagne vaccinali e nei servizi di primo livello, la riforma della medicina generale rappresenta una variabile cruciale. La presenza stabile dei medici nelle strutture di comunità potrebbe favorire l’integrazione professionale e l’interazione quotidiana con le farmacie territoriali. Ma resta da vedere quale spazio verrà lasciato alla collaborazione effettiva, su protocolli condivisi e filiere di cura codificate, all’interno del nuovo disegno.

Come scrive il Sole 24 Ore Sanità, Il presidente delle Regioni Massimiliano Fedriga ha annunciato che il documento sarà trasmesso in questi giorni al Ministero della Salute. Se il Governo deciderà di procedere con un decreto legge, la riforma potrebbe finalmente vedere la luce entro l’anno. Un passaggio potenzialmente epocale, che i farmacisti dovranno seguire con attenzione: il futuro dell’assistenza territoriale — e con esso il ruolo delle farmacie — si decide anche qui.