E’ ufficialmente partito il conto alla rovescia che porta all’apertura del confronto tra Stato e Regioni sul Patto per la salute 2019-2021. Tra martedì e mercoledì prossimo, infatti, la commissione che riunisce gli assessori regionali alla Sanità e, successivamente, la Conferenza dei governatori esamineranno la bozza del documento di indirizzo che dovrebbe fare da piattaforma nella trattativa con il ministero della Salute per il nuovo Patto. La Legge di Bilancio approvata a fine dicembre, d’altronde, dà tempo fino al 31 marzo a Regioni e Governo per stipulare l’intesa, pena la perdita degli aumenti sul Fondo sanitario nazionale per il 2020 e il 2021. Nel nuovo accordo, dice infatti la Manovra, andranno «contemplate misure di programmazione e miglioramento della qualità delle cure e dei servizi erogati e di efficientamento dei costi».

In particolare, il Patto per la salute 2019-2021 dovrà varare misure che abbiano per obiettivo la «revisione del sistema di compartecipazione alla spesa sanitaria a carico degli assistiti» (ticket sulle ricette e forse quota di rimborso sul generico), «la programmazione e riorganizzazione della rete ospedaliera e dell’assistenza territoriale, con particolare riferimento alla cronicità e alle liste d’attesa», la «valutazione dei fabbisogni del personale del Ssn» e infine «l’implementazione di infrastrutture e modelli organizzativi finalizzati alla realizzazione del sistema di interconnessione dei sistemi informativi del Ssn».

Anche la spesa farmaceutica potrebbe finire tra i capitoli del nuovo Patto. In particolare, restano sul tappeto questioni come le gare regionali per equivalenza terapeutica e soprattutto il riequilibrio dei tetti di spesa, due temi contemplati dal documento del ministero della Salute sulla governance farmaceutica del dicembre scorso e dalle linee guida (sempre del dicastero) sulle attività dell’Aifa per il 2019, diramate qualche settimana fa. Alle farmacie non resta che seguire il percorso da molto vicino.